In Italia e in Sicilia è sempre più difficile trovare una spiaggia libera: gli stabilimenti balneari sono ovunque. Nel 2022, secondo un rapporto di Legambiente, i lidi sono saliti a quota 12.166, dato più allarmante se si pensa all’erosione costiera triplicata rispetto al 1970 e il problema dell’inquinamento delle acque. Gli eventi estremi nei comuni costieri sono in aumento. L’Osservatorio Città Clima di Legambiente dal 2010 a giugno 2024 ne ha riscontrati 816 (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno in cui erano stati 712). Di cui ben 104 solo nell’ultimo anno. Il Mezzogiorno è l’area più colpita della Penisola. Frane, alluvioni, mareggiate, trombe d’aria che si traducono in danni alle persone, alle strutture, al patrimonio storico. Negli ultimi anni sui social è sempre più #spiaggelibere, una sorta di ‘campagna’ web in cui in molti chiedono più spiagge libere, per l’appunto, da porzioni di stabilimenti che proliferano per accrescere la propria attività stagionale. Cresce anche l’erosione costiera. Secondo una recente mappatura di ISPRA, la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km², meno del territorio del solo municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35m e occupano appena il 41% delle coste.
Il rapporto spiagge:
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Report_Spiagge_2024.pdf
Nelle aree costiere italiane crescono gli eventi meteo estremi: 816 registrati dal 2010 a giugno 2024 in 265 comuni costieri, 104 eventi solo nell’ultimo anno (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno). Il Mezzogiorno l’area più colpita della Penisola con al primo posto la Sicilia con 170 eventi (quasi il 21% del totale nazionale), seguita da Puglia (104), Calabria (82), Campania (78). Si aggrava anche l’erosione costiera. E impazza il “Far west” delle concessioni balneari. Rispetto ai comuni al primo posto Bari con 44 eventi meteo estremi registrati, poi Genova (36), Agrigento (32) e Palermo (27). Degli 816 eventi meteo estremi 295 sono allagamenti da piogge intense, 226 i danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 83 da mareggiate, 81 danni alle infrastrutture, 47 esondazioni fluviali, 23 danni da grandinate, 21 frane da piogge intense, 19 danni da siccità prolungata, 12 legati alle temperature record in città e 9 danni al patrimonio storico. Inoltre, secondo una recente mappatura di ISPRA¹, la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km², meno del territorio del solo municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35m e occupano appena il 41% delle coste (3.400 km su un totale di più di 8.300 km). Spiagge che dovranno fare i conti, infine, con una crescente erosione costiera che caratterizza le nostre coste e che necessita di un approccio integrato per mettere a sistema tutte le criticità.
Il “Far west” delle concessioni balneari. Secondo la mappatura – arrivata solo a fine ottobre 2023 – della commissione prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, appena il 33% delle coste italiane è oggetto di concessioni. Un calcolo anacronistico e inesatto, come la stessa Commissione Europea ha espresso al Governo, che prende in considerazione il livello nazionale senza considerare le situazioni specifiche delle regioni (come Liguria, Emilia-Romagna, Campania con il litorale occupato al 70%) e che include anche aree industriali, porti e coste rocciose. Da allora il Consiglio di Stato ha affermato con tre sentenze che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali agli stabilimenti sono illegittime perché in contrasto con la normativa dell’Ue e che, entro il 31 dicembre 2024, tutti i territori dovranno bandire procedure di gara imparziali e trasparenti. Ma in Italia, complice il ritardo del Governo, regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento.
Tra le buone pratiche: dalla creazione di dune di Posidonia (materiale vegetale spiaggiato) per il contrasto dell’erosione costiera nel Comune di Cecina (LI) alla realizzazione de “Il Parco del mare” nel Comune di Rimini per l’adattamento al cambiamento climatico mediante la riqualificazione e pedonalizzazione del lungomare. Oltre ai confini nazionali, nel Regno Unito, il progetto “Citybeach” a Southend-on-Sea per migliorare la gestione dell’acqua e adattare al clima l’area costiera cittadina, costruendo luoghi in cui l’acqua in eccesso può essere immagazzinata in modo sicuro durante i grandi temporali e avviando programmi di sensibilizzazione sulle Nature-based Solutions. In Belgio gli interventi per la protezione dalle inondazioni Hedwige e Prosper Polders, tramite il rafforzamento delle dighe e le pareti delle banchine e l’apertura di aree che possono essere inondate per proteggere la terra durante le maree.