“È sotto gli occhi di tutti che la viticoltura trapanese (e non solo) stia attraversando una gravissima crisi. La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno contributo a causare una riduzione dei consumi di vino a livello globale, con la conseguente giacenza di vino invenduto che molte cantine registrano. Tutto ciò implica serie difficoltà a pagare i produttori per mancanza di liquidità”.
Con una nota il sindaco di Petrosino e l’assessora all’Agricoltura Caterina Marino intervengono nuovamente sulla crisi del settore dopo l’incontro congiunto avvenuto al Comune di Marsala. Petrosino quindi si fa portavoce in Regione delle problematiche varie relative alla Provincia trapanese così come ha fatto Marsala con una mozione approvata in Consiglio comunale.
“Inoltre, le condizioni meteorologiche avverse hanno acuito la situazione di crisi: le forti e anomale piogge di maggio e giugno hanno determinato l’insorgenza di fitopatie come la peronospora e hanno impedito di intervenire tempestivamente con i dovuti trattamenti per contrastare l’insorgenza dell’infezione. Inoltre, il caldo record delle ultime settimane ha comportato ulteriori e gravissimi danni da siccità su piante già compromesse e sofferenti, determinando una perdita di produzione che si ipotizza già elevatissima – si legge ancora nel documento -. In questo contesto, è essenziale che l’amministrazione regionale agisca prontamente per sostenere gli agricoltori e le cantine sociali per preservare l’importante patrimonio agricolo e culturale della Sicilia. Riteniamo che l’allocazione di soli 7 milioni di euro per affrontare una crisi così ampia e complessa sia decisamente insufficiente poiché una situazione come questa richiede misure diversificate per rispondere a problematiche diverse. Perciò, pur apprezzando gli sforzi che stanno mettendo in atto le autorità regionali per affrontare questa crisi riteniamo che sia fondamentale rivedere sia l’ammontare dei finanziamenti che la destinazione di questi al fine di adottare misure concrete ed efficaci per sostenere gli agricoltori in difficoltà”.
Nello specifico, la misura della distillazione di crisi viene ritenuta insufficiente, circoscritta al sistema delle cantine sociali senza effetti diretti sui singoli agricoltori che sopportano la pressione delle spese operative quotidiane, tra cui i costi per la manodopera e gli input agricoli.