La polizia continua a indagare sulla morte del caporalmaggiore e infermiere Salvatore Danilo Lucente Pipitone.
Gli investigatori sono sempre più certi di essere vicini alla cattura dell’uomo che, forse con l’aiuto di un altro complice, nello scorso fine settimana ha pestato a sangue il militare marsalese massacrato di botte e lasciato a terra in una strada di Centocelle, a Roma, portato esanime in ospedale e deceduto all’Umberto I dove si trovava da 24 ore in coma.
Fatale è stato infatti, un cazzotto in faccia, che lo ha fatto rovinare a terra pesantemente.
Incerte anche le motivazioni che hanno portato l’uomo dalla Cecchignola, dove viveva negli alloggi della Città Militare, a Centocelle, per di più nel cuore della notte e in una zona nota per spaccio o prostituzione.
Ogni pista viene battuta, ma la caccia al tunisino adesso è apertissima ed emergono ulteriori particolari, che formano un dettagliato identikit del cittadino africano.
Mohamed Abidi, 33 anni nato in Tunisia, detenuto fino al 4 aprile 2018 per spaccio di droga, è ricercato. Nel 2015 a suo carico pendeva l’accusa di aver malmenato e stuprato delle prostitute, sempre nella Capitale, in alcuni episodi tra Tuscolano e San Giovanni. Aveva preso un’auto a noleggio quando ha pestato a sangue Pipitone. Di lui si sa che avrebbe dovuto essere una promessa del calcio, ha giocato nelle giovanili del Bologna, ma la sua ‘carriera’ ha preso un’altra piega.
Le telecamere di videosorveglianza hanno immortalato un’accesa discussione con Pipitone a breve distanza da un bar del quartiere chiuso da diverse ore.
Il 33enne non si fa vivo da giorni e neanche la sua compagna, dopo averci parlato brevemente qualche ora dopo il presunto assalto a Pipitone, sa più nulla di lui.
Ma sembra che gli inquirenti siano molto vicini alla soluzione.