Se la scuola fa schifo…

redazione

Se la scuola fa schifo…

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sabato 25 Giugno 2022 - 08:35

Il ritorno degli Esami di Stato, questa settimana, è stato scosso dall’immagine di un giovane studente, che si è presentato a scuola con una maglietta contenente una frase inequivocabile. Il selfie, scattato poco prima di entrare in aula per il tema di italiano, è immediatamente diventato virale, facendo molto discutere. Di seguito pubblichiamo una lettera che, tramite la nostra testata, Giacomo Bonagiuso (docente, scrittore e regista teatrale) ha voluto inviare al ragazzo.

***

Caro Francesco Intraguglielmo,
scrivo caro, non tanto perché è una formula di rito, ma perchè la mia storia personale dice che ho sempre lavorato con i giovani, per i giovani, oltre che con me stesso e per me stesso, ovviamente. Per cui, Francesco, se posso darti del Tu, per me, caro lo sei davvero, se non altro perché incarni una generazione ferita dalla pandemia, che si è ritrovata agli arresti domiciliari per proteggere l’alterità della fragilità, senza battibeccare, come invece hanno fatto quei coglioni dei miei coetanei, bravi sempre ad aggirare le cose, piuttosto che a prenderle di petto.

Perché ti scrivo, oggi? Tra le duecento lettere, e tremila reazioni social, sei il figo del momento, e mi dicono che sei un ragazzo preparato e con un profondo senso civico. Per questo ti scrivo. Perché se fossi stato un bulletto di provincia o di città, con la tua maglietta a tiratura limitata, avresti incassato da me almeno un bel “ma vai a cagare” in linea con lo slang del testo serigrafato. In realtà a me il linguaggio Rock piace molto e non amo particolarmente quelli che campano di sinonimi e che per dire compleanno scrivono genetliaco, perché fa più mood non farsi capire. Amo la struttura complessa, ma quando non è un piramidone di aggettivi.

Per cui, quel tuo “la scuola fa schifo” mi ha in qualche modo portato a casa. A capire perché, come, quando, dove… Forse è vero, sai, questo ho pensato, senza far troppe filippiche: che la scuola italiana fa davvero schifo, è sgarrupata, come avrebbe detto Marcello D’Orta, anzi i suoi piccoli alunni napoletani, che avevano già innovato la lingua prima che andasse di moda “petaloso”. Sgarrupata, sgarrupatissima. Ho finito di girare uno spot su una scuola della mia Città, e abbiamo fatto attenzione a non inquadrare mai i prospetti, le crepe, le lesioni. Però sai, abbiamo fatto molta attenzione ad inquadrare i ragazzi, che quella loro scuola stavano raccontando con passione. Loro erano il segno, e quel segno lo sei anche tu, che la Scuola, non come struttura, non come banchi a rotelle, non come aule informatiche così così, non come pc lenti, non come qualche prof in po’ così, ma come comunità di giovani e vecchi (ah, Pirandello!), di polvere e luce, cioè come Koinè, come famiglia di intenti in una baracca scassata, ha comunque formato bene quei giovani che mi piaceva tanto inquadrare, e anche la tua testa, che ha partorito la maglietta del momento.

Sai, alla tua età ero incazzato come te, più di te… Avevo in classe tutti e due i figli di una prof, e mi chiedevo se tutto questo fosse giusto, o lecito. Città strana la mia, dove questo avveniva con costanza. Fossi professore e avessi un figlio che vuol venire nella mia scuola, oggi, chiederei trasferimento, come prova d’amore per lui e per quello che si insegna con l’esempio e non con la teoresi.

Ma, tornando alla tua maglietta, e alla tua incazzatura, non ti dirò che passa subito, e neanche che col tempo vedrai le cose in prospettiva diversa. Perché non è mica detto che la prospettiva giusta non sia proprio la tua attuale, e che diversamente, invece, ci si stanchi, ci si rassegni e ci si imborghesisca. Peppino Impastato diceva che la mafia nasce dalla bruttezza, anzi dalla rassegnazione alla bruttezza, che parte dai palazzi grigi di cemento della speculazione edilizia. Prima metti due piantine alla finestra, per attutire l’orrore, poi una tenda. E finisci per non guardarla più la bruttezza, ma anche per dimenticare la bellezza.

Sai, ho appena messo in scena Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante, in realtà solo un frammento della Grande Opera, ma shhhh… fregatene, tanto non lo hanno letto davvero tutto, in molti. Ed allora, sai che c’è, che il mondo lo salveranno davvero i ragazzini che ancora si incazzano per il brutto, per il compromesso, per la puzza. E non i rassegnati che in queste ore ti fanno la morale, ti correggono, ti emendano, ti spiegano… Sai che c’è? Che probabilmente quella maglietta è populista e qualunquista, ed è generalista, come ogni frase che ha l’articolo assoluto. Eppure quella frase mi ha fatto pensare che sotto la maglietta, un giovanotto formato bene da una scuola sgarrupata, sta crescendo e diventerà un bel cittadino. Sono le contraddizioni dei grigi che, quello sì, devi darti un po’ di tempo per percepire.

Per cui, in fondo, se la scuola che fa schifo mi propone te, e mille e mille come te, e con gli occhi dei miei ragazzini, allora, me ne frego del prospetto e di qualche preside archeologico, di qualche docente da film di Lucchetti. E mi tengo la scuola che fa schifo e pure la maglietta tua. A proposito, me la mandi una con autografo? Magari la conservo…
Un caro saluto
Giacomo

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