I Libertango 5tet tornano con un “Point of no return”. Gino De Vita: “Sonorità personali che stravolgono la tradizione”

redazione

I Libertango 5tet tornano con un “Point of no return”. Gino De Vita: “Sonorità personali che stravolgono la tradizione”

Condividi su:

martedì 23 Novembre 2021 - 08:30

Tornano a quasi vent’anni dal secondo album “Nimra”, i Libertango 5tet, ovvero il fisarmonicista Francesco Calì, il chitarrista marsalese Gino De Vita, il flautista e sassofonista Marcello Leanza, il bassista Giovanni Arena e il batterista Ruggero Rotolo.

“Point of no return” è un nuovo inizio per la band siciliana dell’asse orientale ed occidentale siculo, una svolta per allontanarsi dalla “musica degli altri”. Ce ne parla De Vita: “Questo nuovo album è ricco di nostre sonorità, rispetto ai precedenti in cui c’erano molti pezzi famosi riarrangiati. C’è più cura per i suoni in fase di produzione. Abbiamo registrato live in studio come facevano una volta le band jazz, avvalendoci dell’Orchestra d’Archi del Teatro Bellini di Catania per il brano ‘I’ll be there’ che Francesco Calì ha dedicato alla madre, nonché primo singolo dell’album che sta avendo un buon riscontro mediatico. Ed è proprio Calì l’anima del disco, l’arrangiatore e supervisore”.

Un album maturo con la produzione di Trp Music e la distribuzione di Red&Blue Music Relations, missato da Riccardo Samperi (mastering in Svezia), ispirato al tango che resta matrice.

“Non siamo dei puristi – dice il compositore marsalese – i Libertango 5tet vengono da esperienze diverse, dalla musica contemporanea al jazz fino alle sonorità sudamericane. Dal primo album omonimo, omaggio ad Astor Piazzolla, ci siamo spostati più alla nostra musica; una sorta di giro di boa. Già Nimra era un embrione di quest’ultimo lavoro, perché era un disco con brani di nostra composizione e brani di altri. Ci piace stravolgere la tradizione classica o meglio, i Libertango sono un incontro tra tradizione e innovazione, tra rigore classico ed eleganza, che si riscontra nei brani di Calì, e pezzi in cui ci vogliono più codici di accesso per interpretarli e quindi per suonarli, come quelli da me composti”.

Nonostante sia un lavoro di nicchia, “Point of no return” viaggia nelle classifiche indipendenti e settoriali in ambito jazz ed è possibile ascoltarlo in diverse piattaforme come Spotify, Deezer, o acquistandolo su Amazon tramite supporto fisico. “Prima di essere una band siamo amici da oltre 30 anni, condividiamo musica e amicizia – svela De Vita -. Il pezzo che abbiamo lanciato invece come secondo singolo è mio, si chiama Alysia’s Dance, un ‘inno alla gioia’ che ho dedicato a mia figlia. Il mio ‘Five or Four Tango’ è un evidente omaggio al grande tango ma in una formula più fusion. La cosa bella della nostra band che dura da così tanti anni è la complementarietà tra musicisti. Questo ci ha portato a stravolgere la dimensione più classica del jazz”.

Poi Gino De Vita ci racconta una chicca: “Per una canzone pensavo che fossero più adatte le chitarre di Ralph Towner. La nostra etichetta lo ha contattato, lui ha ascoltato i provini ed ha detto: ‘è già bello così, non ha bisogno di altro’. E ci ha scritto i crediti dell’album”.

Anche i precedenti lavori discografici di Libertango 5tet hanno avuto il positivo riscontro dal mondo musicale nazionale e internazionale. “Point of no return” inizia con le dinamiche sinuose di ‘I’ll be there’, molto emozionale, per poi proseguire con la più energica ‘Alysia’s Dance’ con fisarmonica e fiati in continuo dialogo tra loro; in “Five or Four Tango” si destruttura la tradizione cara a Piazzolla, con il ritmo tipico del blues, che procede storto e dissonante; la title track si adagia sul flauto dolce di Leanza, con la 6 corde di De Vita che procede di bossa. “Mal d’Africa” è tutto un orizzonte musicale dilatato con un assolo free mentre “Three Lights” è una ballad sognante dove è il piano a fare da padrone. Sempre Calì e la sua fisarmonica aprono “DR. Tomas” un brano dalle mille sfaccettature sonore con un tango di fondo, cupo e possente. Stesso processo usato pure per “Tango for Sigfred”, quest’ultimo ancora più dissacrata nelle sue parti standard ma interessante armonicamente. Intro d’antan per “Three Brothers” in cui il sassofono viene rinnovato dalla chitarra acustica e dalla batteria di Rotolo che vola leggiadro sulle sue bacchette. Il disco si chiude con “Life and Death”, la carezza dei flauti, il saluto del pianoforte…

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta