Avocado, il frutto tropicale mette radici in Sicilia

redazione

Avocado, il frutto tropicale mette radici in Sicilia

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martedì 17 Agosto 2021 - 17:02

L’avocado è uno dei fiori all’occhiello della proposta commerciale di frutti esotici, ma adattabile anche ai climi mediterranei. Gli elevati standard qualitativi e nutrizionali ne fanno un prodotto particolarmente apprezzato sul mercato europeo (e non solo).

Beh, nulla di nuovo direte voi giustamente. Ma quello che probabilmente non sapete è che, con l’aumento delle temperature medie dovuto ai cambiamenti climatici, anche la nostra Penisola si è data al tropicale. Il riscaldamento globale sta completamente trasformando le nostre coltivazioni: in molte regioni del Sud Italia si coltivano ormai comunemente frutti esotici e persino la canna da zucchero (tenete d’occhio il sito giardinofanatico.com per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità del settore agricolo).

A fare la voce grossa in questo nuovo trand della frutta tropicale “made in Italy” è sicuramente la Sicilia, con piantagioni di avocado di diverse varietà nelle aree agricole tra Messina e Acireale, a cui si aggiungono quelle del frutto della passione, sapodilla (da cui si ottiene una gomma alimentare utilizzata per la produzione dei chewing gum), zapote nero (una varietà di cachi originaria del Messico) e litchi, un piccolo frutto asiatico dall’aspetto rugoso che ricorda l’uva moscato.

Il merito va soprattutto ai giovani imprenditori agricoli che si sono impegnati nel coniugare tradizione, tutela del territorio e richieste del mercato, spesso anche recuperando terreni abbandonati proprio a causa dei cambiamenti climatici, in precedenza riservati alla produzione degli agrumi.

Clima, fattore determinante della nouvelle vague agricola siciliana

A dispetto di quanto si possa pensare, l’introduzione di specie arboree da frutto di origine tropicale in Sicilia non è una novità, ma affonda le sue radici già agli inizi degli anni Settanta, perfezionandosi nei successivi decenni grazie alla progressiva espansione delle superfici investite sulle fasce costiere dell’isola.

Come facile intuire, il fenomeno della trasformazione degli agrumeti in piantagioni esotiche è strettamente legato alle variabili ambientali e, in particolare, all’innalzamento della temperatura globale, che ha fortemente contribuito all’adattabilità delle piante tropicali a un clima assai diverso da quello d’origine. Sebbene l’avocado sia una specie arborea che ben si adatta alla fascia climatica delle zone mediterranee e ai terreni sciolti a prevalente tessitura sabbiosa che caratterizzano le nostre aree costiere, la sua coltivazione in Italia non è comunque esente da alcune criticità.

Dal momento che stiamo parlando di una pianta subtropicale che teme le temperature invernali inferiori ai 2-4°C, le aziende agricole locali hanno fatto ricorso a nuove tecniche colturali che prevedono l’uso di frangivento e protezioni individuali con coperture in tessuto non tessuto nei periodi più freddi dell’anno, in modo da mantenere intatti i germogli e favorire una rapida crescita vegetativa delle piante per aumentarne la resa e la produzione.

Non è solo una questione di cambiamenti climatici

Oltre ai cambiamenti climatici, a determinare il successo della coltivazione di avocado in ambienti mediterranei è stata anche la maggiore richiesta a livello dei mercati italiani ed europei: la crescente attenzione dei consumatori verso la qualità degli alimenti, gli aspetti salutistici e la sostenibilità dei processi produttivi rappresentano oggi le principali leve che spingono a preferire la produzione italiana di frutti tropicali invece di quella straniera.

Secondo un sondaggio della Coldiretti, sei italiani su dieci preferiscono acquistare prodotti nostrani e sarebbero disposti a pagare di più per avere maggiori garanzie sull’origine nazionale degli alimenti che si portano in tavola.

Oltre al fatto che l’agricoltura italiana è tra le prime in Europa in termini sicurezza alimentare, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici “irregolari”, questa scelta è motivata anche dal maggiore grado di freschezza dei frutti esotici coltivati in Italia che, a differenza di quelli provenienti dai Paesi d’origine (Africa e America Latina), vengono lasciati maturare sulla pianta e raccolti in prossimità del momento di consumo, raggiungendo in poco più di quarantotto ore i principali mercati europei, con innegabili vantaggi in termini di gusto, salubrità e consistenza della polpa.

Questo trend italiano sta diventando sempre più remunerativo anche grazie al supporto delle numerose attività di ricerca portate avanti dalle Università di Palermo e Catania sulle nuove tecniche colturali e post-raccolta della filiera produttiva, che hanno fortemente contribuito all’espansione delle coltivazioni di avocado siciliano anche in altre zone della Penisola.

Non solo in Sicilia

Quella dell’avocado è oggi considerata una delle colture più redditizie del mercato ortofrutticolo nostrano, tanto è vero che sono sempre più numerose le aziende agricole locali intente a espandendo queste colture nel resto del Sud Italia, laddove le condizioni pedoclimatiche lo consentano.

Quindi non solo in Sicilia, ma anche in Sardegna, Puglia e Calabria troviamo aree potenzialmente vocate dove alle coltivazioni di melanzane, agrumi, pomodori e zucchine si aggiungono quelle dei frutti tropicali come avocado, mango, macadamia e annona, che ben si adattano ai nostri climi, sempre più simili a quelli subtropicali.

La novità, però, non riguarda solo l’Italia, ma sta interessando anche altri Paesi europei come la Spagna. Qualche esempio? Nella zona dell’Almeria la coltivazione delle arance sta progressivamente lasciando il posto a quella della papaya, i nespoleti dell’area di Alicante si stanno trasformano in piantagioni di mango e la regione di Toledo vanta la più ampia produzione di pistacchi e mandorle della Penisola Iberica.

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