Il diritto alle luminarie

Vincenzo Figlioli

Apertura

Il diritto alle luminarie

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giovedì 03 Dicembre 2020 - 06:30

Meno luminarie natalizie e più soldi per le famiglie povere della città. A leggerla così, sembrerebbe condivisibile la proposta lanciata in questi giorni dai consiglieri comunali. Se è vero che la crisi economica degli ultimi anni aveva già aumentato le diseguaglianze sociali e territoriali, la pandemia ha dato il colpo di grazia a tante famiglie che si trovavano poco sopra la cosiddetta “soglia di povertà”. Dall’ultimo rapporto della Caritas, infatti, emerge un exploit di indigenti, passati in un anno dal 31% al 49%.

Poi, però, riflettendoci bene, ci si ritrova a pensare che un Comune virtuoso dovrebbe essere capace di trovare sia le risorse economiche per le nuove povertà che per le luminarie, come anche per gli eventi culturali e tutto il resto. Altrimenti, potremmo qualunquisticamente obiettare che i consiglieri o gli assessori farebbero bene a rinunciare alle proprie indennità di dicembre per sostenere gli indigenti, senza intaccare gli addobbi natalizi. Come abbiamo scritto già in passato, l’estate e il Natale non arrivano all’improvviso. Sono sempre lì, negli stessi mesi dell’anno e bisognerebbe tenerne conto. E’ vero che quest’anno ci saranno meno turisti, ma le attività commerciali del centro storico e delle periferie hanno pienamente diritto, nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, di accogliere i propri avventori in un clima che possa sobriamente rappresentare lo spirito natalizio. Anche perchè si tratta, nella maggior parte dei casi, di attività che hanno visto crollare vertiginosamente il proprio fatturato in questo 2020 e a cui non si può chiedere di restare aperte in un contesto generale buio e desolato.

Qui, dunque, il punto non è ragionare su cosa sia più importante tra luminarie e pacchi spesa, quasi a volere alimentare l’ennesima guerra tra poveri, ma su un principio irrinunciabile per un ente chiamato ad amministrare una comunità: la programmazione. E proprio su questo punto ci si aspetterebbe dal nuovo Consiglio comunale una rapida approvazione del bilancio di previsione del 2020, tenuto conto che mancano appena 28 giorni alla fine dell’anno e ormai si tratta di un mero consuntivo.

Ci piace pensare che non sia la mancata designazione dell’ultimo assessore da parte del sindaco Grillo a rallentare l’iter di approvazione, perchè al termine di un anno così tormentato la città non capirebbe il senso di una strategia politica del genere, che apparirebbe senz’altro stonata rispetto alle aspettative della città. E, soprattutto, mal si concilierebbe con i doveri di un’assemblea civica chiamata a rappresentare l’interesse generale prima che quello di qualche movimento politico.

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