La presa in giro

Vincenzo Figlioli

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La presa in giro

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giovedì 15 Ottobre 2020 - 06:45

Io c’ero. Ero in Consiglio comunale il 7 maggio quando l’assessore alla salute Ruggero Razza annunciò l’intenzione della Regione Siciliana di ristrutturare in tempi record il vecchio San Biagio per farne un centro per malattie infettive, da destinare eventualmente a Covid Hospital. Ero lì mentre il direttore sanitario dell’Asp Fabio Damiani ascoltava compiaciuto le parole del braccio destro di Nello Musumeci. E con il senno di poi, viene da pensare che come avvenuto per certi affari palermitani, anche su Marsala fosse già tutto pianificato, magari approfittando di una procedura di emergenza legata al Covid che avrebbe reso più rapido l’iter di aggiudicazione dei lavori. Da discreto conoscitore delle cose siciliane, resto convinto che se Damiani non fosse stato arrestato il progetto sarebbe andato avanti. Probabilmente, di qui a qualche mese, saranno i magistrati a spiegarci meglio come stavano andando le cose in una seconda puntata dell’inchiesta “Sorella Sanità”.

Per quanto concerne, invece, l’aspetto politico della vicenda, la sensazione è che il governo regionale di Nello Musumeci abbia preso in giro la città di Marsala. Dopo l’arresto di Damiani, nulla più si è saputo del progetto del San Biagio: fino a metà luglio i bene informati dicevano che sarebbe andato avanti, in modo da restituire alla collettività almeno una parte della vecchia struttura, allo scopo di fronteggiare l’emergenza; in campagna elettorale abbiamo appreso che non sarebbe più andato avanti perchè la politica marsalese non aveva ragionato in maniera unitaria; adesso, il neo sindaco Massimo Grillo confessa che non si poteva fare nulla perchè il San Biagio non era a norma da un punto di vista sismico.

Dovunque stia la verità, personalmente c’è un aspetto che più di tutti ritengo inaccettabile e non riguarda né la mancata ristrutturazione del vecchio ospedale né la decisione di riportare i pazienti Covid al “Paolo Borsellino”, annunciata ieri mattina. La cosa che a me fa arrabbiare di più è la scelta di aver utilizzato l’ospedale Abele Ajello di Mazara in queste settimane per accogliere i contagiati da Coronavirus solo e soltanto perchè a Marsala c’era la campagna elettorale e il centrodestra al governo regionale temeva che il riutilizzo del “Paolo Borsellino” potesse condizionare il voto. Si è dunque chiesto l’impossibile ai medici del nosocomio mazarese, che in pochi giorni si sono dovuti adattare a un lavoro per cui, forse, non erano pronti. Mentre i rischi e i disservizi per i pazienti Covid transitati dall’Abele Ajello sono stati considerati alla stregua di possibili danni collaterali. E le famiglie che sono passate da lì in queste settimane, lo sanno bene. Logica vuole che si torni a considerare l’ospedale di Marsala per l’emergenza Covid, in quanto decisamente più attrezzato ad affrontarla.

Ma che politica è quella che organizza tutto ciò sulla testa dei territori (il sindaco di Mazara, per sua stessa ammissione, fu informato di tutto a fatto compiuto…)? Davvero i cittadini di una comunità meritano di essere trattati con questo cinismo e questa superficialità, peraltro evidenti già nella vicenda del click day? Siamo di fronte a un governo regionale che di fronte a un’emergenza epidemiologica epocale gioca a rimpiattino, alternando pasticci di ogni genere, dalla sanità ai fondi per le imprese colpite dalla crisi.

Potremmo chiamarlo il governo della presa in giro, immaginando che qualche assessore abbia anche accompagnato le proprie prodezze con qualche ghigno beffardo, tipico di chi confonde la furbizia con l’intelligenza politica. Piacerebbe ridere anche a noi, naturalmente. Ma, purtroppo, qui in redazione abbiamo ogni giorno sotto mano i dati dei positivi e dei decessi riconducibili al Coronavirus in provincia, che da fine agosto ad oggi si sono quadruplicati. E sappiamo bene che ci aspetta una stagione invernale difficile, in cui il sistema sanitario siciliano sarà messo a durissima prova dalla pandemia (e, verosimilmente, anche il comparto economico, già stremato dal lockdown e dalle crisi precedenti). Saremmo voluti arrivare al 15 ottobre con più certezze e meno incognite, e invece ci ritroviamo a temere, più che in primavera, per i nostri affetti, per chi già vive condizioni di solitudine o disagio e, in generale, per la tenuta civile e sociale della nostra comunità. E, ancora una volta, ci ritroviamo a indignarci di fronte alla mal celata furbizia di un governo regionale che dimostra poco rispetto per i suoi cittadini.

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