Il voto al tempo del Covid

Vincenzo Figlioli

Apertura

Il voto al tempo del Covid

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venerdì 25 Settembre 2020 - 06:38

Manca una settimana alla fine della campagna elettorale. Eppure, per certi versi, sembra che non sia mai iniziata. Le misure di contenimento del contagio da Coronavirus hanno completamente stravolto i tradizionali riti, fatti di partecipate assemblee pubbliche, cene di autofinanziamento, riunioni organizzate nelle case degli amici e comitati strapieni. Dopo il lockdown era inevitabile, considerando, peraltro, il crescente numero di contagi di queste settimane. Tuttavia, chi ha vissuto le campagne elettorali del passato non può non sentirsi spaesato di fronte al clima surreale di questi giorni. Sì, ci sono i volantini, le pubblicità e gli spot elettorali, ma non è la stessa cosa. Solitamente, ai buoni osservatori della vita politica cittadina bastava partecipare alle adunate dei candidati per capire l’aria che tirava: le presenze in diminuzione o in aumento, l’entusiasmo più o meno crescente, le smorfie che lasciavano trapelare ottimismo o disincanto. Anche da certe presenze, talvolta autorevoli, talvolta inquietanti, si intuivano movimenti e tendenze che poi tornavano utili nel commentare i risultati finali. I manifesti con cui si annunciava la presenza del ministro o del parlamentare nazionale in arrivo per sostenere il candidato si chiudevano immancabilmente con l’invito a partecipare numerosi all’evento, mentre adesso si specifica che gli ingressi saranno limitati nel rispetto delle misure precauzionali. Comunque finisca, di questa tornata elettorale ricorderemo soprattutto questi aspetti, che hanno sicuramente tolto qualcosa alla solennità di un appuntamento che dovrebbe costituire soprattutto una festa della democrazia, in cui i candidati e le coalizioni si confrontano e si scontrano, al di là dei social. Va detto, però, che anche le vecchie campagne elettorali non erano tutte rose e fiori. E che accanto agli aspetti romantici, ce n’erano altri decisamente meno nobili. Come quando, nel 2001, alcuni esponenti del mondo politico marsalese si ritrovarono attorno a un tavolo con un rappresentante della famiglia mafiosa locale, che – evidentemente – intendeva dire la sua su incarichi assessoriali e sull’adozione di futuri provvedimenti amministrativi graditi a Cosa Nostra. O come quando, in altri momenti, le dispense di tante abitazioni dei quartieri popolari si riempirono improvvisamente di pacchi di pasta, formaggi sottovuoto, bottiglie di olio, salsa e scatolame vario. Senza dimenticare, naturalmente, i buoni benzina. Ecco, di tutto questo, naturalmente non avvertiamo nessuna nostalgia. L’auspicio è, dunque, che quest’ultima settimana possa scorrere via senza colpi di coda che possano condizionare il voto. Sarebbe almeno una piccola consolazione di fronte a una competizione in parte sbiadita, che certamente non sarà ricordata tra le più entusiasmanti che Marsala abbia vissuto.

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