Il morso italiano

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Il morso italiano

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giovedì 24 Settembre 2020 - 07:13

Tra il risultato del Referendum Costituzionale, le elezioni regionali e comunali e per quanto ci riguarda, la campagna elettorale in corso non ci siamo perse le prime pagine di ieri e del giorno prima dedicate (anche) alla inchiesta sulla presunta truffa nell’esame di italiano per ottenere la nostra cittadinanza da parte del calciatore uruguaiano Luis Suarez.

Secondo alcuni media e forse anche secondo l’autorità giudiziaria, il fuoriclasse del Barcellona ha sostenuto e superato l’esame per la certificazione B1 di italiano senza esserne in grado. “Non spiccica una parola” è stato scritto. La cittadinanza italiana serve per motivi di tesseramento visto che in questo caso il calciatore non sarebbe più soltanto extraeuropeo. Lo sappiamo che probabilmente ci siamo espressi male, ma il motivo per cui citiamo la vicenda non è tanto il conoscere la prossima squadra italiana di Suarez dove sembra sia coinvolta una grossa società di calcio che dalla cittadinanza che dovrebbe acquisire il calciatore avrebbe da guadagnare. Però qui non si tratta di tifo, ma di diritti”.

Noi abbiamo sempre sostenuto che chi vive nel nostro Paese da anni, regolarmente e pagando le tasse, ha diritto di richiedere la nazionalità italiana per i propri figli nati qui. Non pensiamo quindi che sia sbagliato dare la nazionalità italiana ad un campione di calcio milionario, se di origini italiane o sposato con un’ italiana, ma che gli stessi diritti dovrebbero essere dati a chi, con il lavoro, si è guadagnato onestamente un posto nella nostra società. Però sappiamo che nel nostro Paese dove chi nasce da genitori stranieri, che pagano le tasse lo ripetiamo, non può avere la cittadinanza e apprendiamo che taluni si rammaricano “purtroppo” che il calciatore sudamericano non riuscirà ad avere il passaporto prima di ottobre. Scusate ma a noi ci sopraggiunge ci un leggero senso di schifo. Essere italiani non deve diventare un privilegio (e diciamoci la verità, nel caso di Suarez lo è) ma un diritto regolato dalle leggi non dal colore della pelle e neppure dal certificato di nascita dei genitori che magari sono giunti in Italia a cercare quella tranquillità (sociale ed economica) che nella loro terrà non avevano.

E dato che anche noi apparteniamo alla categoria dei calciofili, di Suarez (oltre che le innumerevoli prodezze tecniche) ricordiamo ancora la sera del 24 giugno quando al 79° minuto (questa l’abbiamo letta, non ricordavamo a memoria) diede un morso all’orecchio del difensore italiano Giorgio Chiellini. Tra poco diventerà un morso tra connazionali ( e se fossimo malpensanti, anche tra compagni di squadra a Torino…).

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