Categorie: Lettere

Ddl Zan, la replica di padre Bruno de Cristofaro e le nostre considerazioni finali

Devo scusarmi con la signorina Marchetti perché rispondo al suo articolo con una settimana di ritardo. Torno infatti solo adesso da un viaggio con 30 ragazzi delle scuole superiori di Marsala che mi ha tenuto impegnatissimo. Loro, mi sia concesso, vengono prima. Anche se, in definitiva, è ancora per loro che metto mano alla tastiera. È l’educazione al reale, infatti, che li rende liberi, mentre ciò che non si vuole ammettere del DDL Zan (la legge contro l’omotransfobia) è che esso consiste in una colossale opera di rieducazione ideologica in stile dittatoriale. Le stesse righe della Marchetti spiegano perché.

In cosa consisteranno, infatti, le “Giornate di sensibilizzazione” di cui scrive, previste dalla Zan? Semplice: vedremo -per esempio- i trans negli asili nido che spiegano ai bimbi i benefici dei farmaci che bloccano la pubertà (e cos’altro?). E la “serie di fondi” citata di seguito, a cosa servirà? Ovvio: a finanziare campagne mediatiche, a stampare libri e a organizzare eventi didattici che convincano (per esempio) della bontà dell’utero in affitto.

Quando scrive: “più che altro non vorrei che fosse una scusa quella di sostenere che esista già una più generale tutela e che invece si nasconda un atteggiamento volto a respingere i diritti della comunità LGBTQ”, la Marchetti comincia poi il suo PROCESSO ALLE INTENZIONI contro il sottoscritto. E finché lo fa una giornalista, dico io, pazienza. Ma quando potranno farlo i giudici (Zan alla mano) che succederà? Il mio nome comparirà solo sulle righe di un giornale o anche su quelle di una citazione in tribunale? La Marchetti parla di “punizione col carcere della propaganda” con un candore che mi spiazza: si potrà finire in cella per aver sostenuto pubblicamente che il matrimonio esiste solo tra due individui di sesso opposto. Questo pensiero (condiviso praticamente da tutti gli esseri senzienti, dalla comparsa dell’homo sapiens) costituisce già, secondo molti, una istigazione all’odio: lo confermano la rabbia e le tonnellate di insulti (laddove “omofobo” è solo la cosa più gentile), bestemmie, minacce e calunnie che sto ricevendo da quando ho appoggiato la veglia di #restiamoliberi (e meno male che a odiare eravamo noi).

Ma voglio anche ringraziare la Marchetti perché quando scantona sull’insegnamento della Chiesa in merito all’omosessualità, anche se intorbidisce le acque del dibattito (perché il merito della discussione non è l’omosessualità ma la libertà di parola e di educazione), è lei stessa a dare espressa conferma che C’È QUALCUNO DA METTERE A TACERE PER IL SUO PENSIERO NON ALLINEATO. Quanto poi allo scrivere che nei documenti della CDF si parla di “punizioni” nei confronti degli omosessuali, invito la Marchetti a cercare su Google il significato di “onestà intellettuale” o “deontologia professionale”: potrebbe scoprire cose interessantissime.

Occhio poi alle “categorie di persone”, perché quello che sto cercando di spiegare è precisamente che esistono SOLO PERSONE, mentre il DDL Zan vuol creare CATEGORIE! Per di più ultra-protette. E pertanto (ebbene, si!) capaci di ricatti all’indirizzo di chicchessia.

Il riferimento della Marchetti alle leggi che tutelano le minoranze linguistiche è a dir poco ridicolo: esse non riguardano atti di violenza fisica o verbale (che sono sempre e comunque reati nei confronti di chiunque vengano perpetrati e che già l’ordinamento prevede con apposite norme penali), ma servono a dare cittadinanza e conservare i vari patrimoni culturali della Penisola.

Il riferimento alle leggi che tutelano l’infanzia, invece, è più che azzeccato: perché l’infanzia (e solo l’infanzia) gode e dovrà sempre godere di una tutela speciale della legge (sfido chiunque a negarlo). E questo -come già ho spiegato- è come non mai il momento di tutelare i bambini da quella che Papa Francesco ha più volte definito una “colonizzazione ideologica”: il Gender.

Infine, mi si permetta di far notare che quando usavo l’espressione “queste cose”, mi riferivo chiaramente agli atti di violenza contro le persone con tendenza omosessuale (la Marchetti potrà rileggere il mio testo da sé) e non a cose che io non avrei “chiamato col loro nome” per una sorta di bigotto pudore. Ripeto dunque: TUTTI I CITTADINI SONO GIÀ UGUALMENTE TUTELATI DALLA LEGGE, NON HA SENSO TUTELARNE ALCUNI PIÙ DEGLI ALTRI IN BASE ALL’ORIENTAMENTO SESSUALE sia pure che quest’ultimo diventi ragione di violenze (nel qual caso ci si può già appellare all’aggravante per motivi abietti o futili che aumenta la pena di un terzo). Che altrimenti dovremmo fare leggi ad hoc per gli obesi (in Italia sono molti di più i suicidi di ragazzi bullizzati per il loro peso che per il loro orientamento sessuale, facciamo una Zan anche per loro?), per gli anziani, per i disabili, per i ragazzi che vanno in chiesa, per i mancini, per i vegani… e -perché no?- per i preti: se la Marchetti vuole, le sciorino tutte le manifestazioni di odio che ho subito da quando indosso questa veste. Sai com’è, non sono mica Don Gallo io.

padre Bruno de Cristofaro icmsOpera Santuario “N.S. di Fatima”

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Egregio padre Bruno,

prendiamo atto della sua interpretazione del ddl Zan, che personalmente ritengo decisamente apocalittica rispetto agli effettivi contenuti del testo legislativo. Così come trovo un eccesso di veemenza in alcuni tratti della sua controreplica all’editoriale della collega Claudia Marchetti, che aveva legittimamente posto delle riserve sui contenuti della vostra iniziativa, senza scadere nel personale ed esercitando quel diritto di critica che è il sale di una democrazia compiuta, oltre che parte integrante della nostra professione giornalistica. Per quanto mi riguarda, ritengo che scrivere – come fa lei – che con l’adozione del ddl Zan ci ritroveremo di fronte ad azioni di propaganda o a un’opera di rieducazione in stile dittatoriale, sia un’evidente forzatura che poco ha a che fare con lo spirito della citata iniziativa legislativa. Peraltro, a fine luglio, il testo del ddl è stato anche arricchito di un’ulteriore clausola salva-idee che, nel rispetto dei nostri principi costituzionali, consente – e ci mancherebbe – a chiunque di dire come la pensa, senza però scadere nell’insulto. Purtroppo, inchieste giornalistiche e report degli Osservatori sui Diritti hanno raccontato negli anni che l’Italia è uno dei Paesi europei in cui la comunità LGBT vive peggio, subendo azioni discriminatorie nel 92% dei casi. Peggio di noi solo Croazia e Lituania. Dimentichiamo “quelli che ce l’hanno fatta”: attori, cantanti, soubrette, che magari tanti considerano parte di una viziata élite distante dalla vita reale. Una legge contro l’omotransfobia serve per i compagni di classe che abbiamo visto bullizzare, talvolta anche con il sorriso compiacente di qualche insegnante o per i figli che mai vorremmo vedere emarginati per i loro orientamenti sessuali. O per i 187 casi di abusi e violenze verificatisi lo scorso anno. Ci sono storie di violenza che grondano sangue, consumate a distanza dai riflettori mediatici e che varrebbe la pena conoscere, perchè hanno tristemente segnato le vite di tante persone e tante famiglie. Nei loro confronti è dovuto il massimo rispetto e qualsiasi tentativo di relativizzazione o benaltrismo è per me inaccettabile. L’Italia sta per approvare con enorme ritardo una legge che contrasta seriamente i reati contro l’omotransfobia, allineandosi finalmente al resto dell’Europa: non libererà immediatamente le nostre comunità da “lettere scarlatte”, aggressioni o persecuzioni (per quello servirà tanto altro), ma resta comunque una conquista di civiltà . Tornando al suo precedente intervento, mi piace pensare che nessun pasticcere decida di astenersi dal preparare una torta nuziale per un matrimonio gay, anche perchè se dovessero usare la stessa intransigenza per i matrimoni tra famiglie mafiose, funzionari corrotti, spacciatori di droga o altro…finirebbero per chiudere bottega. Con la crisi economica di questi tempi, direi che almeno le cassate possiamo farle circolare liberamente…

Cordiali saluti,

Vincenzo Figlioli

redazione

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