Dopo giorni di apprensione per gli studenti Erasmus in Spagna per l’impossibilità di tornare in Italia, sono stati disposti tre voli da Madrid a Roma, ma è sorto il problema di come raggiungere in sicurezza la capitale iberica. Aurora, ad esempio era a Ferrol, a 650 km di distanza. Anche trovare un volo La Coruña – Madrid è stato un miracolo, ma da lì in poi il viaggio per raggiungere il nostro Paese è stato tutt’altro che sereno. File interminabili di studenti (non tutti muniti di mascherina adeguata) e, una volta sull’aereo, le distanze di un metro non sono state rispettate per via dell’elevato numero dei viaggiatori. Ora però Aurora è tornata ed è in isolamento. Tra 15 giorni tornerà in casa con i suoi genitori.
A raccontarci com’è andata è stata lei stessa:
5:00 del mattino, suona la sveglia dopo una notte passata praticamente in bianco, saluto casa mia e da Ferrol prendo un taxi che mi porta all’aeroporto de La Coruña. È un aeroporto abbastanza piccolo e solitamente non c’è confusione, figuriamoci in questo periodo, sembrava quasi un quadro spettrale o una scena di qualche film apocalittico.
Cominciano le procedure: guanti, non guanti, disinfetta le mani, attenzione a ciò che tocchi. Prendo il volo da La Coruña a Madrid, sull’aereo vengono rispettate le distanze di sicurezza e tutti, come me, hanno la mascherina.
Arrivata a Madrid mi ricordo di come era il mondo fino a qualche settimana fa, c’era un bel po’ di gente (non di certo come sempre) e gli addetti ci invitavano a mantenere le distanze di sicurezza per i controlli. Dovevo andare nell’area check-in e camminando cominciavo già a vedere una massa di persone, mi son detta: “non saranno in fila per il mio stesso volo” e invece era così: prima fila infinita della giornata.
Io ed altri siciliani, che ci eravamo già trovati sui social, facciamo gruppo e fatti tutti i controlli, aspettiamo il numero del gate; quando viene scritto vediamo una mandria infinita di persone dirigersi nella nostra stessa direzione: seconda fila infinita della giornata. Arriviamo sull’aereo.
Era l’aereo più grosso sul quale ero mai salita, come tre volte quelli che ho preso solitamente e naturalmente le distanze di sicurezza non venivano rispettate, si imponeva, però, l’uso della mascherina e, nel caso in cui non l’avessi, te ne davano una che in realtà era come un panno da cucina.
L’aereo era pienissimo, non c’erano praticamente posti vuoti e sono state le 2 ore e mezza più lunghe della mia vita. Arrivati a Roma ci hanno controllato la temperatura e fatto firmare un’autocertificazione.
Data l’assenza di voli per la Sicilia con orari compatibili ai nostri, io e gli altri ragazzi siciliani siamo andati in hotel, naturalmente stando in camere singole. L’indomani alle 7 e un quarto eravamo di nuovo in aeroporto, questa volta le file per i controlli di sicurezza erano interminabili, c’erano molte persone e anche qui ci facevano stare a distanza di un metro l’uno dall’altro. Anche in questo volo le distanze di sicurezza all’interno dell’aereo non venivano rispettate.
Quando sono arrivata a Roma, dopo due mesi in Spagna, mi veniva spontaneo parlare con le altre persone in spagnolo. Ho avuto la fortuna di affrontare tutto questo con altri ragazzi meravigliosi, ho riflettuto sull’importanza delle relazioni umane, al di là del contatto fisico: se tutto questo è stato più sopportabile è solo grazie a loro che, a distanza di un metro, mi erano vicini nei pensieri e nello stato (mentale e fisico).