Sanguina ogni giorno, la nostra memoria ferita. Sanguina ad ogni svastica che imbratta i nostri muri, sanguina di fronte agli insulti contro la senatrice Liliana Segre o altri reduci dai campi di concentramento. L’ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto ieri a Mondovì, dove i soliti imbecilli hanno disegnato una Stella di David e una scritta dal chiaro riferimento antisemita sulla porta di ingresso di una famiglia ebrea. Sanguina di fronte all’ignoranza di chi non ha capito che la memoria di Auschwitz, Birkenau, Mauthausen non riguarda solo il nazismo e gli ebrei, ma un’umanità intera. Al di là del fatto che nei lager c’erano anche dissidenti politici, omosessuali, rom, sinti, disabili, la lezione della Shoah riguarda tutti.
Perchè ognuno di noi, ad una certo punto della propria vita, potrebbe essere bollato come “indesiderato”, per ragioni etniche, politiche, religiose, sessuali, fisiche, psichiche. Ognuno di noi potrebbe ritrovarsi a far parte di una minoranza da escludere o da sopprimere. L’Europa degli anni ’30 del secolo scorso era devastata dalla Prima Guerra Mondiale e fu in quelle condizioni di disagio economico e sociale che maturò il consenso per il fascismo e il nazismo, ideologie che strumentalizzavano le reali difficoltà della popolazione indicando capri espiatori da abbattere. L’Europa di oggi non è molto diversa da allora: la crisi economica iniziata nel 2008 ha creato danni paragonabili ad una Guerra Mondiale, alimentando disagio e rabbia. Le istituzioni democratiche hanno fatto fatica a dare risposte agli strati della popolazione più esposti alle conseguenze della crisi e i nazionalismi (oggi chiamati sovranismi) hanno ripreso velocemente campo, indicando nuovi nemici (stavolta gli immigrati) e alimentando sentimenti che sembravano sopiti. In queste settimane, mi sono soffermato più volte a pensare se in occasione della Giornata della Memoria sia più utile soffermarsi su quello che è accaduto 80 anni fa o ragionare su quello che accade oggi.
A scuola, il prossimo 27 gennaio, molti insegnanti riproporranno la visione de “La vita è bella”, “Il pianista” o “Schindler’s List”. Grandi film che, in maniera diversa, hanno contribuito a formare le coscienze di chi (fortunatamente) non ha vissuto sulla propria pelle i rastrellamenti, le violenze e i soprusi di quel tempo. Eppure, con il dovuto rispetto, mi ritrovo a pensare che la memoria di quella pagina di storia, tra le più cruente e dolorose che l’uomo abbia mai vissuto, sia monca se non si accompagni ad uno sguardo consapevole su ciò che sta accadendo oggi. La nostra Shoah si consuma ogni giorno nel Mediterraneo, tra chi si imbarca dalle coste nordafricane per sfuggire a persecuzioni di ogni genere e non riesce ad approdare sulle nostre coste. Tra chi viene respinto e rimandato a casa, perchè la politica italiana ed europea non riescono a gestire i flussi, né a proporre un modello culturale alternativo e autorevole rispetto alle istanze sovraniste. Tra tutti coloro che – italiani, europei, africani, asiatici – muoiono nell’indifferenza delle istituzioni e delle comunità in cui vivono perchè non hanno un tetto sulla testa o un sistema di servizi sociali capace di far fronte al loro disagio. Si tengano dunque per mano il passato, il presente e il futuro, come in un’ideale staffetta nel senso della consapevolezza. Viceversa la nostra memoria continuerà a sanguinare e il sonno della ragione genererà nuovi mostri.