Fausto Raciti presenta un’interrogazione sulle condizioni dei migranti nel Cpr di Trapani

redazione

Fausto Raciti presenta un’interrogazione sulle condizioni dei migranti nel Cpr di Trapani

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martedì 21 Gennaio 2020 - 12:41

Un’interrogazione a risposta scritta al Ministero degli Interni in merito ai diritti dei migranti ospiti dei Cpr di Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo e Trapani. A firmarla è il parlamentare siciliano del Pd Fausto Raciti.

Il rappresentante dem fa riferimento nel testo dell’interrogazione a tre episodi verificatisi in questi primi giorni del 2020. Il primo, avvenuto al Cpr di Caltanissitta, riguarda la morte per cause da accertare di un giovane migrante, Aymen, che secondo quanto denunciato dall’associazione Borderline Sicilia stava male da giorni e non aveva ricevuto cure adeguate. Il secondo episodio riguarda il decesso presso l’ospedale di Gorizia di un altro migrante di nazionalità georgiana al Cpr di Gradisca d’Isonzo, che pare sia stato violentemente percosso dalla Polizia nei giorni precedenti. A denunciare l’accaduto è stata, in questo caso, l’associazione “Lasciateci entrare”. Di percosse subite da parte degli agenti hanno parlato anche i migranti del Cpr di Trapani allo stesso Raciti, che a seguito dei disordini del 2 gennaio, alcuni giorni dopo si era recato presso la struttura trapanese per una visita ispettiva. “Dai colloqui con i migranti – scrive Raciti – emergeva una scarsa informazione sulla loro condizione e sui loro diritti, la difficoltà di mettersi in contatto con gli stessi avvocati e le condizioni di vita particolarmente disagiate in una struttura con diversi settori da ristrutturare. Tuttavia, anche a Trapani i migranti riferivano di percosse da parte degli agenti di polizia, che seppur non accertate, alla luce dei casi già verificati in altri centri, vanno comunque approfondite e di problemi di salute rispetto ai quali non vi era un pronto intervento”.

Così conclude il parlamentare del Pd: “E’ del tutto evidente che le condizioni di disagio debbano essere addebitate non al personale, ma alla normativa che ha ridotto le ore di lavoro per i mediatori (24 settimanali), per l’assistente sociale (8 settimanali) e per l’operatore legale (8 settimanali) e che tutto questo aumenta la tensione all’interno dei centri, il tutto aggravato dall’assenza di protocolli d’intesa con le associazioni umanitarie come Croce Rossa, UNCHR ed altre che all’interno degli Hotspot fornivano invece un’importante supporto agli stessi operatori”. Alla luce di ciò, Raciti chiede al Ministero degli Intende se c’è l’intenzione di effettuare atti di carattere ispettivo e se c’è la volontà di prendere provvedimenti a garanzia del rispetto dei diritti fondamentali della persona presso i centri citati.

In un post pubblicato su Facebook in cui presenta la suddetta iniziativa condotta nell’esercizio delle proprie prerogative di parlamentare della Repubblica Italiana, Raciti aggiunge: “I decreti sicurezza non hanno fatto danni solo per mare. Li stanno facendo anche per terra. Togliendo dignità alle persone, togliendo onore ad un paese democratico”.

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