“Diffidate dei navigatori solitari. Se incontrate qualcuno che vi dice di aver capito tutto, cambiate strada”. E poi un riferimento forte alla Costituzione, definito “il primo testo antimafia”. Con queste parole il fondatore di Libera don Luigi Ciotti ha aperto ieri il suo intervento al Centro Sociale di Sappusi, a Marsala. Un momento di incontro, organizzato in vista della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno che si celebrerà quest’anno a Palermo, come da tradizione il 21 marzo, primo giorno di primavera. Il pomeriggio è stato aperto con gli interventi di Marco Saladino, Monica Genco (Rete degli Studenti Medi), Simone Del Puglia (Arci Scirocco) e dell’assessore Clara Ruggieri.
Poi è toccato proprio a don Luigi Ciotti, che ha ribadito il suo tradizionale invito al “noi” e alla partecipazione civica, rivolto ai cittadini, alle scuole, a chi si riconosce nei valori di un’antimafia che non si nutre di celebrazioni o passerelle, ma di responsabilità, nel ricordo delle vittime di mafia, ma anche del terrorismo o di chi ha perso la vita sul lavoro. “Sono tutti morti per la democrazia nel nostro paese”, ha sottolineato il presidente di Libera, che ha colto l’occasione per ricordare anche il suo storico impegno contro la droga, iniziato 55 anni fa a Torino, con la fondazione del Gruppo Abele. Un fenomeno, quello della diffusione delle sostanze stupefacenti, che costituisce un pericolo per la salute di tanti giovani oltre che uno dei principali business delle organizzazioni criminali: “Quando abbiamo cominciato – ricorda don Ciotti – non c’era nemmeno l’eroina. Poi le cose sono cambiate, con l’introduzione anche delle sostanze sintetiche. Solo l’anno scorso sono state immesse sul mercato 65 nuove droghe”. La via maestra è dunque quella delle legalità, che però non può mai essere distinta da quella della civiltà o della giustizia sociale. “Si è aperta una nuova stagione: la legalità è il nuovo idolo del nostro Paese. Ne parlano tutti, a partire da chi la calpesta ogni giorno. Io ricordo le parole di Falcone, quando mi disse che la lotta alla mafia era una lotta di civiltà e legalità. Oggi è venuta meno la civiltà”. Poi un riferimento alle tre grandi povertà – indigenti, migranti e giovani – con particolare attenzione ai due milioni di ragazzi, che, terminata la scuola, non trovano lavoro. “Siamo il fanalino di coda in Europa, così come per la dispersione scolastica”. Diretta conseguenza di queste considerazioni, l’invito alle pubbliche amministrazioni ad investire sulle politiche sociali (“non sono un costo ma un investimento”) perchè sono lo strumento più importante per togliere consenso alle mafie, come dimostra il lavoro fatto proprio a Sappusi. E qui, don Ciotti ha avuto parole di grande apprezzamento per l’impegno di Salvatore Inguì a favore dei minori dell’area penale con il distaccamento del Ministero della Giustizia, così come per le attività sorte in questi anni al Centro Sociale, che in queste settimane stanno avendo una vetrina nazionale grazie alla Libera Orchestra Popolare. Infine, una testimonianza di sostegno al giornalista Rino Giacalone, che con una sentenza che sta facendo molto discutere è stato recentemente condannato dalla Corte d’Appello di Palermo per diffamazione nei confronti del boss Mariano Agate.
La chiusura ideale è stata propria
della Libera Orchestra, che con i suoi brani ha aggiunto ulteriore
pathos a quell’invito al “noi” partito da don Ciotti, restituendo
ai presenti il senso di una testimonianza esemplare di
partecipazione. Un canto libero, capace di unire storie e culture
diverse al di là delle intemperie del nostro tempo.