La Pfm emoziona l’Impero con il “nostro” Fabrizio De Andrè. I mostri sacri del prog omaggiano Faber

redazione

La Pfm emoziona l’Impero con il “nostro” Fabrizio De Andrè. I mostri sacri del prog omaggiano Faber

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mercoledì 18 Dicembre 2019 - 16:57

Franz Di Cioccio è un ragazzino, a dispetto dell’età, che si porta la mano al cuore dicendo “Grazie Marsala”. Forse perchè ha girato tutto il mondo, ma i posti più vicini, come il Sud del suo paese, sono quelli più difficili. Fabrizio De Andrè, l’amico fragile di due grandi tour e due album storici oltre che di mille avventure, è oggi ancora tanto amato. Il suo “Vangelo” ostinato e contrario, le sue “storie sbagliate”, sono scolpite nel petto di coloro che martedì sera hanno occupato ogni poltrona del Teatro Impero.

Energia, precisione quasi maniacale nell’esecuzione, acustica puntuale – lode al gran lavoro al mix in regia -, la Premiata Forneria Marconi, una delle band prog più invidiate al mondo (lo sanno bene anche i Led Zeppelin), ha regalato un live da scolpire negli annali. La Pfm si è presentata in 9: accanto alla storia del prog italiano, Di Cioccio, Patrick Djivas al basso, il prezioso Lucio Fabbri al violino, Alberto Bravin alle tastiere, altresì i giovani e talentuosi Alessandro Scaglione (tastiere e hammond), Roberto Gualdi (batteria), il virtuoso Marco Sfogli alla chitarra che con i suoi assoli ha fatto venire letteralmente giù il teatro. E con la “troupe” Flavio Premoli e Michele Ascolese, musicisti di De Andrè.

Un mix di quello che oggi dovrebbe essere la musica, vecchio e nuovo che non rinunciano alla qualità. Altro che trap e auto-tune. Si parte con i cavalli di battaglia “Bocca di Rosa”, “La Guerra di Piero”, “Andrea”, “Un giudice”, e “Rimini” che ha scatenato ricordi ed emozioni. La Pfm veste quasi fedelmente i brani, con un rispetto sacro. Solo loro, possono. La seconda parte è un omaggio ad uno dei più importanti album a livello mondiale: “La buona novella”, primissima collaborazione, allora, con la Pfm.

Spazio, tra le altre, alle intense “Giugno 73”, “L’infanzia di Maria”, “Il Testamento di Tito”, “Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers”, ricordando come “Cristo fu l’uomo più rivoluzionario della storia”. L’altro atto dipana un prog esplosivo e la Pfm libera il proprio sound nella country “Zirichiltaggia”, in “Volta la carta”, “Il Pescatore”, mentre in “Amico fragile” Di Cioccio si perde e si riprende tra emozione ed ironia, come solo i grandi musici sanno fare, sostenuto da un assolo-killer di Sfogli. Un percorso in musica tra aneddoti legati a De Andrè, ai giorni dietro i live masticati, o intorno a un tavolo, da conservare sotto chiave. E sul finale la Pfm non può non regalare quello che è stata e quello che ancora oggi rappresenta; così sfiora l’hard rock con “E’ festa” per poi salutare Marsala con il ritornello indimenticabile di “Impressioni di Settembre”. La parte strumentale è lirica, è imponente.

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