Un gran concerto quello che è andato in scena ieri sera al Teatro Impero di Marsala. Perchè l’esperienza di calcare un palco, di darsi al pubblico da ben 53 anni esatti, la voglia di regalare ancora la propria musica è tanta in Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. E il pubblico li ha accolti con applausi continui, senza risparmiarsi, neanche per i bravissimi musicisti e l’incredibile voce di Valeria Caponnetto Delleani. La scaletta – che ha preso il via con “Storie di tutti i giorni” che valse a Fogli la vittoria al Festival di Sanremo del 1982 – ha, a grandi linee, catturato i momenti salienti dei Pooh, da “Basta un Amico” a “Alessandra” fino a “Uomini Soli”, senza dimenticare l’intramontabile “Piccola Katy”. La voce di Facchinetti è inconfondibile ma contenuta vista la mole di date dell’Insieme Tour, mentre il trimbo vocale di Fogli, sempre maturo e caldo, sembra leggere le pagine delle nostre vite. Dietro le quinte li abbiamo incontrati, eccitati, sempre in movimento, stupiti di tutto ma dei veri gentiluomini. Tra un’intervista ed una foto, l’uno chiama l’altro “fratellone”, si cercano a distanza di anni, di lontananze, di mancanze. Ma a riprova che molte cose sono state vinte, superate.
Parlateci del progetto “Insieme” che vi ha riunito dopo ben 40 anni. Non sono pochi.
Roby: Il progetto è partito due anni fa dopo la reunion dei Pooh per il piacere e la gioia di realizzare qualcosa insieme. Abbiamo fatto un cd, un Festival di Sanremo, una tournée estiva seguita da un tour teatrale che proseguirà con le tappe di Verona e Bergamo. Poi concluderemo in Canada il 19 e 20 gennaio. Un bel viaggio con Riccardo.
Riccardo: Stare col fratellone per me è emozionante ogni sera. Il fatto di di cantare le canzoni di Valerio (Negrini, paroliere storico dei Pooh, n. d. r.) e di Roby, interpretare anche “Storie di tutti i giorni” era impensabile qualche anno fa. Questa contaminazione ci ha portato una grande gioia… che finirà, la parcheggeremo, poi chissà tra qualche anno”.
Come è stato ritrovarvi per condividere questo percorso insieme?
Roby: Ci siamo ritrovati professionalmente, umanamente non ci siamo mai persi. Ci sentivamo a telefono, ci si incrociava. Però ritrovare il rapporto iniziato dal ’66 con la primissima formazione e durato 7 anni, è stato bellissimo. Nascevano migliaia di gruppi allora, ma noi ce l’abbiamo fatta, grazie a successi come “Tanta voglia di lei”, “Pensiero”…
Riccardo: … e di “Piccola Katy” che è stata un pò dimenticata dai Pooh col tempo, perchè da “Parsifal” in poi si sono indirizzati verso il prog. Ma sono molto legato a questa canzone perchè io e Roby ci ricordiamo gli anni difficili prima del brano, in cui non c’erano soldi per partire e fare i concerti. Dopo abbiamo avuto più credibilità, traghettandoci verso la fase 2 dei Pooh.
Roby: mettere su un gruppo era costoso, gli strumenti costavano. Non c’erano soldi e bisognava inventarsi giorno dopo giorno. Per “Piccola Katy” c’è affetto perchè c’ha salvati.
Riccardo: … ci ha permesso di pagare anche il primo mutuo, la prima fase di cambiali e di lavorare seriamente al lungo progetto con il produttore Giancarlo Lucariello, non andare in giro e dedicarci serenamente al disco.
A questo punto della vostra carriera, vi state togliendo qualche “sassolino dalla scarpa”, musicalmente parlando?
Roby: beh no… il musicista non ha un’età in cui va in pensione come uno che lavora in banca, o un vigile o un pompiere. Il musicista lo può fare fino a quando ama il suo lavoro e fino a quando c’è la fantasia, che è il pane per il musicista creativo, per uno che vuole fare musica. Progetti come “Insieme” sono la nostra forza. Senza fantasia muori, non hai più nulla da dire e allora sì, in questo caso bisogna pensare di appendere il pantagramma al chiodo.
Voi conoscete bene il mondo della musica, dall’alto della vostra esperienza. Come giudicate lo “stato” della musica, oggi?
Riccardo: ogni età ha la sua musica. Quando andavamo in giro coi capelli lunghi e le pellicce di visone, qualcuno tentava di investirci con la macchina perchè, al di là dell’innovazione estetica, avevamo un gusto musicale diverso dai nostri genitori che comunque ci amavano e ci sopportavano. Per cui l’idea di accusare qualcuno per la musica che fa, non ce la sentiamo. Mio figlio in 200 km di viaggio in auto, mi fa sentire 20/30 artisti italiani rap, trap, ecc., ed ognuno di loro ha il suo perchè. Mio figlio mi spiega di ognuno le caratteristiche, che cosa dicono, da quale scuola provengono. Certo, ci auguriamo che escano fuori i nuovi Beatles che ci assomiglino un pò di più ma condannare qualcuno per una musica diversa dalla nostra no, mai.
Degli altri componenti dei Pooh che hanno intrapreso strade parallele, cosa ne pensate?
Roby: ognuno di noi vuole continuare a fare il musicista e cerca di trovare una nuova dimensione, un nuovo modo di esprimersi ed è assolutamente giusto. Noi per 50 anni abbiamo dovuto rispettare le opinioni di tutti e di farne una. Adesso che siamo liberi, ognuno di noi può fare quello che si sente di fare, cercando una strada che lo faccia stare bene, felice di quello che fa, che è la cosa più importante.