Criscenti, Pipitone e Treppiedi non diffamarono l’ex Vescovo Miccichè: dopo 7 anni l’archiviazione del gip

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Criscenti, Pipitone e Treppiedi non diffamarono l’ex Vescovo Miccichè: dopo 7 anni l’archiviazione del gip

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mercoledì 14 Febbraio 2018 - 17:01

Il giudice Antonio Cavasino ha disposto l’archiviazione per i giornalisti Gianfranco Criscenti e Giuseppe Pipitone e l’ex sacerdote Ninni Treppiedi. I tre erano stati querelati dall’ex Vescovo di Trapani Francesco Miccichè e da altri due soggetti, Teodoro Canepa e Orazio Occhipinti per alcuni articoli pubblicati tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011 (sui periodici “L’isola”, “I Quaderni de L’Ora” e “La Voce delle Voci”), a proposito della gestione economica della Curia trapanese e, in particolari, dei fatti riguardanti la Fondazione Auxilium.

Il gip del Tribunale di Trapani ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Marco Verzera, che ha ritenuto non condivisibile la lettura in termini diffamatori degli articoli citati, “essendo evidente l’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti e rispettato il limite della continenza non essendo state adoperate espressioni pretestuosamente denigratorie e sovrabbondanti rispetto al fine del legittimo esercizio del diritto di cronaca giudiziaria”. Non è inoltre emersa nell’ambito delle indagini alcuna circostanza “idonea a riscontrare l’assunto del querelante Miccichè in ordine all’imputabilità a Treppiedi di condotte di concorso morale nell’attività giornalistica del Criscenti e del Pipitone”.

Soddisfazione a riguardo è stata espressa dal segretario provinciale di AssoStampa Trapani: “L’Associazione provinciale della Stampa, nell’apprendere con vivo compiacimento il provvedimento adottato dal gip, sottolinea come la serietà professionale dei colleghi e la libertà di cronaca abbiano trovato il più ampio consenso anche da parte della magistratura”.

P.S. La redazione di Itaca Notizie esprime il proprio compiacimento per l’esito di questo procedimento. Al di là della fiducia nell’operato dei colleghi, la cui professionalità è riconosciuta sia dagli addetti ai lavori che dai lettori, riteniamo che ci sia – a tutti i livelli – un ricorso eccessivo, e per certi vesi inquietante, allo strumento della querela nel nostro territorio da parte di chi si trova (o si è trovato) in situazioni di potere. Auspichiamo, in tal senso, un più puntuale lavoro di supporto da parte dell’ordine dei giornalisti, soprattutto agli operatori dell’informazione che nel loro quotidiano lavoro di racconto dei fatti nelle realtà più periferiche si ritrovano spesso a confrontarsi con situazioni analoghe. (V.F.)

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