Tonino non c’è

Gaspare De Blasi

Marsala

Tonino non c’è

Condividi su:

mercoledì 31 Gennaio 2018 - 06:53

Non lo cercate tra le liste dei candidati al rinnovo del Parlamento: non c’è. Stiamo parlando di Tonino D’Alì, non di uno qualunque. Non è stato ricandidato o almeno si sono create le condizioni politiche perché il senatore rifiutasse la candidatura. La storia della politica della cosiddetta Seconda Repubblica (sono passati oltre 20 anni dalla “presunta” fine della Prima) nella nostra provincia lo ha visto sempre protagonista. Eletto con decine di migliaia di preferenze, ha occupato cariche prestigiose al Senato, dove è stato anche presidente della Commissione Ambiente, poi anche incarichi di governo come sottosegretario agli interni dei gabinetti guidati da Silvio Berlusconi, e tra le miriadi di incarichi, prestigiosi come quello del consorzio universitario di Trapani, va sommato anche quello di presidente della provincia regionale, ottenuto per elezione. Insomma dall’albero (della politica, ci mancherebbe), non è caduto un uccellino colpito e ferito (in politica abbiamo imparato che non muore mai nessuno…), ma un elefante.

Eppure, ci ha detto un nostro collega che di cose trapanesi ne sa più di noi, le avvisaglie c’erano già state tutte. Alle scorse amministrative nella città capoluogo D’Ali si era candidato a sindaco dove, tra le vicende giudiziarie scoppiate in piena campagna elettorale e che riguardarono, per altri motivi, anche un suo rivale alla corsa per la carica di primo cittadino, era partito con i favori del pronostico (e quando mai in oltre venti anni di politica D’Alì non è stato dato favorito dai pronostici?), eppure non arrivò neanche al ballottaggio, giungendo terzo. Noi però non crediamo che la valutazione che hanno fatto quelli di Forza Italia sia stata questa. Così come escludiamo che c’entri più di tanto il fatto che la Cassazione abbia annullato, nelle scorse settimane, con rinvio alla Corte d’Appello la sentenza con la quale il senatore era stato in parte prescritto e in parte assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Sono altre le valutazione, che passano anche dalla mancata nomina ad assessore regionale del suo fedelissimo Giuseppe Guaiana. E allora che è accaduto? Potemmo dire: Boh! E chiuderla lì. Invece ci iscriviamo alla corrente di pensiero che vuole che D’Alì abbia rapporti pessimi con il plenipotenziario di Berlusconi in Sicilia, Gianfranco Miccichè. Insomma il presidente dell’Ars lo ha fatto fuori. Chiudiamo qui così? Forse, ma intanto ci chiediamo: e i rapporti personali tra D’Alì e il Cavaliere, che non erano certo millanterie, che fine hanno fatto? Il senatore non ha provato a chiamare il Presidente? Forse il telefono era occupato. Come quando Crocetta, altro escluso siciliano eccellente, ha provato a chiamare Matteo Renzi. Queste linee telefoniche…

Condividi su: