E’ giunto alla sua 24° edizione Ecosistema Urbano di Legambiente, l’annuale rapporto sulle performance ambientali delle città capoluogo realizzato con il contributo scientifico dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore.
Una ricerca per valutare lo stato di salute dei 104 capoluoghi di provincia italiani attraverso 16 indicatori suddivisi in macroambiti: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia.
I dati, che riguardano esclusivamente i capoluoghi e dunque non le aree provinciali o i comuni limitrofi, sono stati presentati ieri a Milano.
In cima alla classifica troviamo Mantova, città che ad esempio si distingue per l’elevata percentuale di raccolta differenziata (80%); a seguire Trento, che come Mantova figura ai primissimi posti anche per quello che
riguarda la depurazione dei reflui e il contenimento delle perdite di acqua potabile dalla rete idrica; e poi Bolzano che in dieci anni ha ridimensionato di un abbondante 40 per cento il peso delle polveri sottili
nell’aria. Nelle ultime venti posizioni invece si segnalano grandi città come Napoli (86°) e Roma (88°), ciclicamente vittime dell’emergenza smog e rifiuti. Trapani fa compagnia alle peggiori in fondo alla classifica, con il suo 93° posto. Dopo il nostro capoluogo di provincia, nei posti più bassi troviamo Monza, Caserta, Massa, Siracusa, Agrigento, Frosinone, i due grandi centri urbani siciliani Catania e Palermo, e poi ancora Viterbo, Brindisi e il fanalino di coda Enna (104°).
Ma andando nel dettaglio ecco i dati relativi al capoluogo trapanese:
Per quanto riguarda la qualità dell’aria Trapani si attesta nel gruppo degli “insufficienti” insieme ad Avellino, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Cuneo, Firenze, Forlì, Frosinone, Gorizia, Livorno, Massa, Messina, Novara, Nuoro, Pesaro, Pescara, Potenza, Prato, Ragusa, Ravenna, Rovigo, Teramo, Terni, Treviso, Trieste, Udine. “In Europa -si legge nel rapporto – si stima che i costi complessivi della cattiva qualità dell’aria oscillino tra i 330 e i 1.000 miliardi di euro, un fatturato negativo che vale tra il 2% e il 6% del PIL comunitario. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 9 cittadini su 10 sono esposti a livelli eccessivi di polveri sottili e ozono. L’Italia, quanto a inquinamento atmosferico, è dunque in cattiva compagnia (ed è anche in procedura di infrazione per il mancato rispetto dei limiti di Pm10 e NO2). Ma è anche una delle nazioni (insieme ad alcuni Paesi dell’Est) che sta più debolmente – e senza continuità e azioni strutturali – affrontando il tema della definitiva uscita dalle periodiche e ripetute emergenze smog”.
In tema di mobilità: mentre in Italia oggi ci sono città che non si muovono più prioritariamente in automobile (ma con un di mix trasporto pubblico, piedi, bici), Trapani ha medie molto basse per quanto riguarda il numero di passeggeri del trasporto pubblico e il tipo di offerta agli utenti. Per quanto riguarda le piste ciclabili, sono 1,16 i metri ogni 100 abitanti (a Reggio Emilia sono 41,02). Non va meglio per quanto riguarda la gestione dei rifiuti: il nostro capoluogo è in fondo alla classifica in compagnia di città come Siracusa, Reggio Calabria, Cagliari, Enna e Agrigento.
In tema di gestione delle risorse idriche non siamo da meno: Trapani è fra le città con oltre il 35% di dispersione nella rete idrica. “Le reti idriche in Italia sono generalmente vecchie e scarsamente manutenute. Il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (la percentuale sale al 70% nei grandi centri urbani) e il 25% di queste ha più di mezzo secolo di vita (il 40% nei grandi centri urbani). In virtù di questo scenario è inevitabile un eccessivo spreco di acqua che va dispersa nel percorso tra fonte e rubinetto. La rete idrica ha bisogno di investimenti urgenti, anche in considerazione delle mutate condizioni climatiche che ripropongono periodicamente lunghi periodi di siccità”.
“Per quanto riguarda gli scontri stradali dopo due anni il numero delle vittime in Italia torna a ridursi rispetto al 2015 (-4,2%). Cosenza è l’unica città in cui il numero di morti e feriti è inferiore a 2 ogni 1.000 abitanti, a cui si aggiungono altre 15 città in cui il valore rimane al di sotto di 4. Tra le situazioni più critiche, 11 città registrano un numero che è almeno doppio, con Rimini, Genova, Bergamo, Massa e Trapani che superano i 9 morti e feriti ogni 1.000 abitanti.
L’analisi ha approfondito anche l’importanza del numero di alberi nell’area urbana: “la legge nazionale 10/2013 Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani riconosce l’importante ruolo che il verde, e gli alberi in particolar modo, rivestono nel controllo delle emissioni, nella protezione del suolo, nel miglioramento della qualità dell’aria, del microclima e della vivibilità delle città. A quattro anni di distanza dall’approvazione,
però, soltanto il 62% dei capoluoghi è stato in grado di fornire un bilancio del numero di alberi in aree di proprietà pubblica (strade e parchi). Dall’analisi dei primi dati raccolti emergono differenze considerevoli: 21 città presentano una dotazione superiore a 20 alberi/100 abitanti e le 6 migliori superano i 30 alberi/100 abitanti (Bologna, Mantova, Rimini, Arezzo, Modena, Brescia), mentre 10 comuni non arrivano a 10 alberi/100 abitanti e i quattro peggiori rimangono al di sotto dei 6 alberi/100 abitanti (Trapani, Catania, Cuneo, Lecco). Il valore medio relativo ai 64 comuni che hanno fornito il dato è di 18 alberi /100 abitanti”.