A Marsala nell’ultimo anno, c’è una vera e propria emergenza sul fronte del maltrattamento degli animali. Senza creare allarmismi, i fatti parlano chiaro. Dopo il gatto torturato in contrada Amabilina – ignoti lo avevano sbattuto nei muri provocandogli fratture mortali – altri casi si sono verificati sia nella stessa zona che in altre parti del territorio lilybetano. Qualche giorno fa è accaduta un’analoga grave vicenda a Digerbato: due cani meticci legati alle zampe, sono stati ritrovati morti; uno ucciso a colpi di pietre e l’altro probabilmente strangolato. Un ritrovamento indubbiamente macabro. Non si sa ancora se siano tutti casi legati solo ai randagi del territorio, molti dei quali vengono catturati dal canile per essere sterilizzati e immessi nuovamente nel loro habitat naturale. Come qualche tempo fa ci disse l’Oipa – Protezione Animali, i cani devono essere reimmessi nel luogo in cui sono stati catturati perché conoscendo la zona sanno come procacciarsi il cibo. In caso contrario l’animale, per sua natura vulnerabile spesso di fronte alle azioni dell’uomo, potrebbe smarrirsi e anche morire. Ma di grave c’è anche quello che non vorremmo mai diventasse un fenomeno, come qualche video messo in rete su You Tube dimostra.
Nelle ultime ore l’Organizzazione Italiana Protezione Animali sezione di Marsala, ha diramato una nota in seguito ai casi di maltrattamenti, sevizie e scomparsa di animali. “Chiediamo a tutti i cittadini di collaborare, segnalando, tramite messaggio privato sulla pagina Facebook OIPA Marsala o sul gruppo Facebook OIPA Marsala-Annunci Locali, i fatti accaduti relativi ad animali scomparsi, feriti, maltrattati o uccisi in modo anomalo, con foto, affinchè si possa al meglio monitorare zona per zona”, scrive il delegato OIPA Milena Urso sui Social. Va ricordato anche che, nel luglio 2004, con la riforma del Codice Penale, torturare o uccidere gli animali è punito con la legge n. 189. La norma così recita: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”. Maltrattamento, abbandono, combattimenti e doping di animali sono puniti con pene più severe e il reato non è più estinguibile con l’oblazione, ovvero il pagamento volontario di una determinata somma, prima dell’apertura della causa. Se qualcuno assiste o è a conoscenza dei casi contemplati dalla norma deve denunciare i fatti al locale Commissariato di Polizia. Ma spesso si ha paura di denunciare.