Eravamo in dodici, alle nove di un mattino di piena Estate in piazza Repubblica, seduti ai tavolini di un bar e sotto un ombrellone che a stento ci copriva da un sole impietoso, che ci stanava, che ci colpiva alle spalle.
Eravamo la delegazione degli artisti marsalesi, i rappresentanti dei firmatari, circa duecento, di tutte le categorie dell’ arte riuniti per fare il punto della situazione e trovare il filo conduttore per le richieste da presentare all’ amministrazione comunale che avremmo poi incontrato alle dieci e mezza.
La punta di un iceberg. I dodici portavoce di un movimento nato da una dichiarazione “ travisata” “ strumentalizzata” ( così l’ amministrazione l’ ha definita) fatta dal sindaco qualche giorno prima. E se tutto quello che ne è scaturito è stato quello che ho visto e sentito, devo dire che in fondo è stato un bene.
Se penso che questo primo manifesto degli artisti marsalesi o presunti tali come più volte ci siamo definiti , ( modesti, forse timorosi di fregiarci l’ appartenenza blasonata a una delle Nove Muse per il rispetto che le portiamo) sia nato da una cosiddetta Krisis che in greco vuol dire separazione scelta e giudizio e pertanto è la radice di critica, parola necessaria per la formulazione di qualunque concetto o giudizio appunto, tutto questo ha il sapore di una opportunità che non dovremmo lasciarci sfuggire, sia noi artisti che l’ amministrazione comunale, la quale anzi dovrebbe cogliere la nostra disponibilità a collaborare per fare in modo che questa città rinasca, bella e ricca come è stata e come ancora può essere.
Attori musicisti scrittori registi pittori e cantanti possono dare un contributo alla rinascita. Perché krisis vuol dire anche nuova vita. Se sapremo fare tesoro degli errori che ci hanno portati dentro la crisi potremo rinascere. La crisi è difficoltà ma è anche una opportunità. Anzi a volte serve a migliorare le cose. È l’ insegnamento che sappiamo trarne che fa la differenza.
I dodici si sono confrontati e si sono trovati d’ accordo sul fatto che la cultura non sia astrazione e pensiero e sollazzo e passatempo di pochi eletti. A sentirle parlare, le persone intorno a quel tavolo non erano esseri provenienti da un altro pianeta, persi dentro i loro mondi distanti e immateriali, estranei ad una società che pare perduta, irrecuperabile, malvagia e attente a non mescolarsi con la folla e i problemi del mondo. O peggio pesi morti, questuanti col berretto in mano che reclamano l’ elemosina, ma capaci interlocutori muniti di un ricco bagaglio culturale disposti a metterlo a disposizione per migliorare la società. Ho visto e sentito persone attente e determinate a lottare per affermare il concetto di cultura quotidiana, di ricerca del bello, di confronto e di riconoscimento dell’ estetica che non è bisogno secondario e di pochi eletti, ma necessità. Proprio così. La necessità di conoscere , di distrarsi, di trovare nei vari aspetti dell’ arte, sia la pittura, la musica, il teatro, la lettura e la scrittura, un conforto per il vivere e affrontare i problemi senza lasciarsi trascinare da essi. L’ uomo si aggrappa. È la parola- ramo che ci tiene. E’ la musica- tronco che ci tiene, è il teatro- radice che ci tiene è la pittura- foglia che ci tiene. E tenersi non è perdersi. E aspettare che passi lo sconforto, la disperazione o una ferita dell’ anima.
Le vere rivoluzioni nascono dopo ampio uso della ragione, e sono endogene, frutto di una maturazione personale e collettiva. L’ arte salva la vita. A chi la fa e a chi se ne bea.
Eravamo in dodici e tutti d’ accordo su questo concetto. Ma restava il confronto con l’ amministrazione. Il sindaco Di Girolamo, l’ assessore Clara Ruggeri, l’ assessore Rino Passalacqua, l’ assessore Lucia Cerniglia, i consiglieri Linda Licari e Daniele Nuccio, che è stato il promotore di questo incontro in verità. Sono stati loro i nostri interlocutori. E si sono detti disponibili a valutare e accogliere le nostre proposte.
E a fine incontro eravamo speranzosi. Ma anche consapevoli che alle promesse debba seguire un impegno serio. Il primo incontro è stato positivo. Lunga vita al movimento degli artisti marsalesi che vorremmo definire “ cantiere”. Un luogo dove si lavora. Si costruisce. Si gettano le basi per il futuro.
Tiziana Sferruggia