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Birgi, Ryanair e il vecchio adagio dei latini: “Pacta sunt servanda”

“Pacta sunt servanda”, ammonivano i latini. E, a modo loro, lo stanno ripetendo da tempo anche gli irlandesi di Ryanair alle amministrazioni del territorio nel ricordo di quanto concordato due anni fa, con il rinnovo del contratto che legava la compagnia low cost all’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi.

In quell’occasione, è bene oggi ribadirlo, i dirigenti di Ryanair condizionarono la loro permanenza alla disponibilità delle amministrazioni della provincia di Trapani a versare le quote destinate a finanziare azioni di marketing territoriale allo scopo di rendere più visibile questo pezzo di Sicilia Occidentale agli occhi di potenziali turisti e visitatori. Una disponibilità incassata grazie all’impegno del prefetto Leopoldo Falco e del presidente della Camera di Commercio Pino Pace, che si ritagliarono il ruolo di garanti dell’operazione, in considerazione dell’alto valore strategico che l’aeroporto di Birgi ha avuto per il territorio con l’arrivo della Ryanair.

In quelle settimane, è bene ricordare anche questo, non pochi sindaci storsero il naso di fronte ai termini di quell’accordo, finendo per fare “buon viso a cattivo gioco”. L’impressione era che sarebbe stato difficile per tante amministrazioni rispettare i termini di quell’accordo, alla luce delle difficoltà economiche dovute ai tagli ai trasferimenti e ai vincoli del patto di stabilità.

Alcuni Comuni, a dire il vero, sono riusciti ad essere più o meno puntuali nei pagamenti, altri hanno tentato di prendere tempo, versando le proprie quote in netto ritardo o cercando di non pagare l’Iva. Gli irlandesi hanno più volte fatto arrivare messaggi di irritazione che però non si sono tradotti in un effettivo disimpegno di Ryanair da Birgi. L’aria che si respira in questi giorni, però, è più pesante del solito. E la riunione che si terrà questa mattina nella sede della Camera di Commercio rischia di consegnare ai dirigenti della compagnia low cost uno scenario difficilmente accettabile che potrebbe determinare decisioni radicali.

C’è chi dice da tempo che l’abbandono di Ryanair potrebbe liberare spazi appetibili per altre compagnie, consentendo di mantenere un buon numero di collegamenti legati allo scalo di Birgi senza altri esborsi economici per i Comuni. Ci piacerebbe essere d’accordo. Noi siamo più portati a ricordare che prima dell’arrivo di Ryanair il “Vincenzo Florio” era un piccolo aeroporto, tagliato fuori dalle rotte internazionali. Un ritorno al passato, in questo senso, sarebbe una catastrofe per tutti coloro che in questi anni hanno creduto nella possibilità di rilanciare l’economia trapanese attraverso il turismo.

Vincenzo Figlioli

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