Strada che vai, ponte che trovi. Abbiamo parafrasato un famoso motto ispirato alle ultime dichiarazioni del premier Matteo Renzi. Qualche settimana fa aveva detto che a dicembre di quest’anno termineranno i lavori sulla A3 Salerno-Reggio Calabria. Oggi invece torna a parlare del famoso Ponte sullo Stretto di Messina. E’ come tirare fuori uno dei tanti scheletri nell’armadio del nostro Belpaese. Renzi ha gli occhi puntati sul Mezzogiorno d’Italia, con l’obiettivo molto chiaro a parole: “’L’importante è che prima portiamo a casa i risultati di opere incompiute perché qui ci son solo quelli che pensano di arrivare e portare a casa progetti faraonici”, ha detto il Presidente del Consiglio dei Ministri. Leggendo tra le righe il riferimento dovrebbe andare a quando, nel 2005, la Direzione Investigativa Antimafia, rivelò i tentativi di infiltrazione di Cosa Nostra nella realizzazione dell’imponente opera. Inoltre, prima ancora del Ponte, vanno sistemate le strade in Calabria ed in Sicilia, quest’ultima colpita un anno fa dai crolli sulla Palermo-Catania. Così come si dovrebbe risolvere il problema dell’alta velocità, dei tunnel per l’eliminazione dei passaggi a livello, un po’ come accade al nord. Che qui noi ancora stiamo ad attendere file interminabili da un’ora e treni che suonano quando le sbarre sono aperte. “In prospettiva personalmente non ho niente contro il Ponte, anzi lo ritengo utile, l’importante è capire tempistica, costi, collegamento” ha dichiarato. In realtà Renzi dovrebbe andare a rivedere l’iter che ha portato allo stop del Ponte sullo Stretto, alla luce della mozione di Italia dei Valori che ottenne la soppressione dei finanziamenti e l’intervento dell’allora ministro Clini che mise definitivamente una pietra sopra. Ma anche l’intera economia dell’isola andrebbe riconsiderata visto che un consistente numero di lavoratori è impiegato nel trasporto navale sullo Stretto, così come vanno rivisti gli eventuali danni ambientali. Anni fa associazioni ambientaliste e geologi si erano duramente schierati contro la realizzazione del progetto in un’area fortemente sismica. Come è (o dovrebbe essere) noto, la Sicilia ogni anno si sposta di 2, 3 centimetri verso l’Italia e un’opera come il Ponte potrebbe causare danni all’incolumità dei cittadini. Allora Renzi perchè non si è fermato al primo step? Quello dell’urgenza di costruire strade, autostrade, alta velocità, di reperire finanziamenti, punto? Perchè tirare di nuovo in ballo qualcosa che è stato dimenticato da un popolo afflitto da altre problematiche? A quale altra “parte” dovrà dare un contentino?
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