Dichiarare meno di 10 mila euro l’anno a fronte di un impero economico di 127 milioni di euro. Roba da illusionisti, verrebbe da dire. O, tutt’al più, roba da potenti. Soprattutto se si riesce per vent’anni a farla franca. Perché i comuni cittadini sono quotidianamente alle prese con accertamenti fiscali, verifiche, controlli. Per non parlare di Equitalia e delle sue cartelle esattoriali, autentico spauracchio per tanti liberi professionisti, al pari del Durc. Ma le ansie che tolgono il sonno ai mortali, evidentemente non appartenevano a Michele Licata, che per anni ha potuto accumulare milioni su milioni partendo da un chiosco in spiaggia. Bisogna avere un talento particolare per riuscire a non pagare le tasse ai Comuni senza che nessuno te ne chieda conto. Bisogna avere grande capacità persuasiva per farsi fare dal proprio commercialista una dichiarazione dei redditi paragonabile a quella di un maestro d’asilo mentre ogni anno inauguri un nuovo ristorante, una sala ricevimenti o una nuova struttura ricettiva. E, parliamoci chiaro, bisogna anche avere uno spiccato senso di onnipotenza se ci si sente così forti, così protetti, da coinvolgere in questo giro la madre, la moglie, le figlie e il genero. Michele Licata era sicuramente dotato di queste e di tante altre caratteristiche che, evidentemente, lo hanno reso un cittadino meno uguale degli altri. Risulta difficile però credere che tutto questo giro di soldi e raggiri si esaurisse intorno a lui, la sua famiglia e qualche fornitore compiacente che per anni ha emesso fatture gonfiate. Se è vero che l’operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura di Marsala può essere ricordata come una delle più importanti mai realizzate, è pur vero che l’impero Licata è frutto di un lavoro certosino, assemblato negli anni, pezzo dopo pezzo. Possibile che negli anni scorsi nessuno abbia nutrito sospetti? Possibile che gli uffici comunali, l’ispettorato del lavoro, l’agenzia delle entrate non hanno avuto nulla da chiedere o da chiarire? “Diciamo che non c’è stata molta attenzione”, ha dichiarato a riguardo il Procuratore Di Pisa ieri, abbozzando anche un ironico sorriso. Concordiamo con lui. Per quanto ci riguarda, da oggi pagheremo più volentieri le nostre tasse, perché è stato inferto un duro colpo non tanto a Michele Licata, ma a tutti coloro che hanno sempre pensato di poter accumulare ricchezze fregandosene dei propri doveri verso la comunità. Ammettiamo però che le pagheremmo ancora più volentieri se le indagini andassero avanti, svelandoci il quadro delle complicità che hanno consentito tutto questo.
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