Alagna Vincenzo, Alongi Francesca, Cerè Bice, Chirco Manlio Vittorio, Chirco Giuseppe Gino, Cialona Antonio, Cirobisi Cosimo, Di Giovanni Antonio, Ferro Angelo, Figlioli Giovanni, Fortunato Leonardo, Gandolfo Mario, Pellegrino Vito, Pomilia Ernesto, Prato Lorenzo, Rallo Francesca, Sansone Tonino, Zerilli Salvatore: 18 nomi, tra partigiani e patrioti, tutti marsalesi. Donne e uomini che hanno perso la vita durante la lotta di liberazione dal nazifascismo. Caduti in combattimento o fucilati, giovani o meno giovani, poco cambia per chi, qualche giorno fa , armato di un pennarello nero ha pensato di definirli “infami rossi”, lasciando traccia del proprio insulto (e della propria ignoranza) accanto alla lapide che li ricorda e che è stata opportunamente collocata lo scorso 25 aprile nell’area di San Girolamo, nel 70° anniversario della Liberazione. Non si tratta del primo episodio del genere: già in altre occasioni, in zone diverse della città, erano comparse delle scritte offensive nei confronti della Resistenza e del movimento antifascista.
Avvertito dalla segnalazione di una cittadina marsalese, il presidente della locale sezione dell’Associazione Nazionale Partigiani Pino Nilo ha affidato ai social network il suo amaro commento: “E’ più facile pulire i muri che i cervelli di alcuni fascistoidi. Ci auguriamo che l’Amministrazione Comunale provveda al più presto”. Oggi pomeriggio, il sopralluogo di alcuni addetti dell’ufficio tecnico che dovrebbe preludere, domani, alla cancellazione della scritta. Tra i primi a interessarsi della vicenda, il consigliere comunale di Cambiamo Marsala Daniele Nuccio, che ha a sua volta segnalato l’episodio al sindaco Alberto Di Girolamo: “Un gesto vile, che però va ascritto all’azione di pochi imbecilli che non potranno mai mettere in secondo piano la natura fermamente antifascista della nostra comunità – afferma Nuccio -. Questa città ha dato un grande contributo, anche in termini di vite umane, nella lotta al fascismo. Sono questi i valori a cui facciamo riferimento”.