Nessuna comunicazione da parte del Tribunale o dalla Procura di Palermo è ad oggi giunta all’ASP di Trapani in merito all’indagine che vedrebbe coinvolta anche Maria Concetta Martorana, direttrice sanitaria dell’ospedale “Paolo Borsellino”. Il suo nome è stato tirato in ballo nelle scorse ore, a proposito dell’inchiesta che coinvolge il chirurgo estetico palermitano Matteo Tutino. In realtà la Martorana risulta indagata per una vicenda risalente al marzo del 2014, quando furono raggiunti da avvisi di garanzia quattro medici del “Villa Sofia” di Palermo: il commissario Giacomo Sampieri, Damiano Mazzarese, primario del reparto di Anestesia e Rianimazione, lo stesso Tutino e Maria Concetta Martorana, che in quella fase era direttore sanitario del presidio palermitano. Gli avvisi di garanzia all’epoca sono stati notificati in relazione a delle operazioni di sequestro effettuate dagli investigatori presso il Villa Sofia. I carabinieri dei Nas nel marzo dello scorso anno copiarono la memoria dei pc della direzione sanitaria e generale dell’ospedale panormita e il flusso di mail e fotocopiato i registri operatori del reparto di Chirurgia plastica. Tutto all’interno di un’ipotesi di reato di peculato, abuso in atti d’ufficio e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale. Dunque, in quell’occasione, gli avvisi di garanzia sarebbero stati un atto dovuto connesso al provvedimento di sequestro. Già all’epoca Maria Concetta Martorana non volle rilasciare nessuna dichiarazione, e ribadisce di non volerlo fare nemmeno adesso che il “caso Tutino” è balzato alle cronache nazionali, a proposito della presunta intercettazione in cui, riferendosi all’allora assessore regionale alla salute Lucia Borsellino, il chirurgo avrebbe detto al presidente Crocetta “Va fatta fuori come il padre”. La dottoressa Martorana è assistita dall’avvocato Massimo Motisi che ha detto che non è stata notificata loro alcuna informazione in merito alla presunta richiesta da parte della Procura di Palermo della sospensione dell’incarico. La dottoressa, dopo l’avviso di garanzia si sarebbe comunque sottoposta ad interrogatorio innanzi al GIP.
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