Non stanchi di riformare “La buona scuola” – che ancora crea malumori tra gli insegnanti e non solo, sempre sul piede di guerra – e entusiasti per una legge elettorale che fa rimpiangere il Porcellum, il Governo Renzi torna al lavoro sul decreto legge Pensioni, dopo la sentenza della Consulta. Il “Bonus Poletti” comporterà un rimborso ai pensionati: “Se tu prendi 1700 euro lordi di pensione – ha detto il premier – il 1° agosto il bonus ti darà 750 euro, se 2200 euro sarà di 450 euro. E’ un una tantum. Una parte dei fondi verranno presi dal tesoretto del Def”. Beato chi ha 1700 euro di pensione, qualcuno avrà pensato. Secondo il ministro dell’Economia Padoan, l’aumento diventerà permanente e dal 2016 verrà introdotto un nuovo meccanismo di indicizzazione. Renzi – a cui piace molto parlare di pensioni come uno dei suoi predecessori, li chiama “correggere gli errori degli altri”. Non sembrano dello stesso avviso sindacati ed opposizione. Addirittura la Uil ritiene che il decreto del Governo non risponde a nessuna delle indicazioni contenute nella sentenza della Consulta. Non meno dura la Cisl che definisce “inadeguato e insufficiente” l’intervento del Governo: “Il decreto restituisce in media solo 1/6 degli importi complessivamente dovuti”. Per il Codacons il provvedimento è addirittura incostituzionale. Come del resto la maggior parte degli interventi della nostra massima istituzione. E non è tanto per dire se la lega cerca di contrastare il dettame dell’art. 2 e della Convenzione dei Diritti dell’Uomo con la sua “cacciata” degli immigrati; se negli ultimi anni abbiamo cambiato 3 premier senza andare al voto, il cui Governo Tecnico non è previsto dalla Carta fondamentale; se non ci sono concreti aiuti per i lavoratori; se non viene garantito un equo diritto allo studio per tutti; se…
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