“La responsabilità civile è un attacco al cuore all’indipendenza della magistratura”
“La responsabilità civile è un attacco al cuore all’indipendenza della magistratura”. Non ha usato mezzi termini Sergio Gulotta, presidente della Sezione Penale presso il Tribunale di Marsala e componente della giunta distrettuale di Palermo dell’ANM che ha presieduto i lavori della “Giornata della Giustizia”, evento organizzato a Marsala dalla sottosezione dell’ANM e che ha visto una aula “Paolo Borsellino” gremita non solo di addetti ai lavori – avvocati e magistrati – ma anche tantissimi studenti dei licei classico “Giovanni XXIII” e scientifico “Ruggieri”. Tutt’altro che una conferenza, quella tenutasi nel palazzo di giustizia marsalese è stata una vera giornata di studio che ha puntato a sensibilizzare i presenti e magari anche gli assenti su temi non solo di attualità, ma anche di rilevanza perché le conseguenze potrebbero riguardare tutta la popolazione del Paese Italia. Un dibattito di alto profilo e di ampio respiro che ha visto protagonisti buona parte dei magistrati in forza a Marsala. Grazie alla presenza di un televisore al centro dell’aula, è stato Paolo Borsellino – con una sua intervista del 1991 – ad aprire la “Giornata della Giustizia”. Poi, dopo, l’introduzione di Sergio Gulotta è stato il procuratore Capo Alberto Di Pisa a rivolgere il suo saluto all’aula: “Le riforme della giustizia – ha detto – non incidono solo sulla giustizia, ma su tutti i cittadini. Questa giornata punta a sensibilizzare sulla condizione in cui il giudice si trova ad operare, specie in riferimento alla responsabilità civile. Va superato il luogo comune della scarsa voglia dei magistrati di lavorare, anche perché la commissione europea dimostra che invece la produttività dei magistrati italiani è altissima. Merito di una magistratura coraggiosa e tenace contro la corruzione che ha dimostrato impegno nel contrasto alla criminalità organizzata. Sentire le parole di Paolo Borsellino mi ha commosso e mi rafforza ancora di più nelle mie convinzioni. Occorre trovare un equilibrio tra due principi. L’indipendenza della funzione giudiziaria e il principio della responsabilità. Questa riforma è una vera e propria intimidazione nei confronti dei magistrati”. È stato Sergio Gulotta a fornire indicazioni sulle riforme che invece sarebbero necessarie. “Registriamo ad esempio un’insufficienza di riforme per la lotta alla corruzione. Ringraziamo tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti qui presenti, e tutti uniti a noi nell’aspirazione ad una giustizia più giusta. La responsabilità civile è un attacco al cuore all’indipendenza della magistratura. Spingere sulla responsabilità, cioè significa respingere l’azione e premiare l’inazione”. Il presidente del Tribunale di Marsala Gioacchino Natoli si è invece rivolto a giovani presenti: “voi siete la classe dirigente del domani. Se vi aiuteremo trarrete questo Paese dalle secche”. E poi, ha puntato su dati statistici: “I numeri valgono più delle parole – ha detto a proposito della ragionevole durata dei processi e poi ha esposto il metodo “Barbuto” grazie all’applicazione del quale il Tribunale civile marsalese è in pole per velocità nella definizione dei processi”. Immancabile il riferimento a quanto già esposto dai colleghi: “Quella della responsabilità è una storia già vista nell’87. Quando il governo Craxi fece il referendum che chiedeva ai cittadini: ‘se il giudice vi dà torto volete fargli causa?’ Il 95 percento rispose sì. Finora c’è stato il filtro di ammissibilità. In vent’anni ci sono stati solo nove casi. Se la legge sarà cambiata, in sei mesi tutti i giudici qui diverremo incompatibili a trattare le cause. Si paralizzerà la macchina della giustizia civile”. Gianfranco Zarzana, presidente del locale Ordine degli Avvocati ha parlato del ruolo dell’avvocato: “Deve essere indipendente e autonomo e deve dare fiducia al cittadino. La sua indipendenza è speculare all’indipendenza del giudice”. Una storia di vita vicina è stata quella raccontata invece da Sara Quittino, segretario della sottosezione dell’ANM: “per i giovani racconterò la mia storia – ha detto la giudice che è nata e cresciuta a Domodossola, a trenta chilometri dal confine con la Svizzera –. Nel 1992 inizia questa storia. Con le stragi. Avevo 15 anni. Frequentavo il liceo. Iniziai a leggere i libri sulla lotta alla mafia e capii che avrei voluto fare il magistrato in Sicilia. Partecipai al concorso pubblico. Prove scritte e 17 materie per la prova orale. Superate le prove si divenni uditore – mot – per imparare sul campo. Fu un periodo bello caratterizzato da un clima di goliardia. Dopo 12 mesi di tirocinio si sceglie la sede. Avrei potuto scegliere Verbania, ma scelsi Marsala. Le mie prime cause riguardavano i contributi per il terremoto nella sezione distaccata di Partanna e le cause civili su barbatelle e olive che però mi hanno aiutato a capire il contesto sociale in cui mi trovavo. Poi ho imparato il siciliano. Ora sono giudice penale, mi sento professionalmente un po’ cresciuta. Come sognavo al liceo un paio di volte mi sono anche già occupata di mafia. Qui il rispetto della società civile per i magistrati è tangibile”. Il giudice Vito Marcello Saladino, dopo aver ringraziato, per la presenza i colleghi Roberto Piscitello e Luigi Tomaiuoli, ha trattato, nel suo intervento – conclusivo dell’intera giornata – i diritti inviolabili a partire da Antigone, protagonista della tragedia greca di Sofocle, fino alla disciplina degli stessi nella nostra Costituzione e nella Carta europea dei diritti dell’uomo. Un viaggio, attraverso il tempo e lo spazio sulla “Drammatica contrapposizione tra la legge e le istanze dell’uomo”, per offrire strumenti di “Comprensione dei mondi complessi, compreso quello del sistema giustizia”, comprensione che, se pienamente realizzata anche nei nostri Governi si potrà concretizzare l’augurio fatto al Paese da Marcello Saladino “Che il sogno di Antigone possa divenire realtà”.
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