Ieri mattina al bar tra una chiacchierata sulle fattezze delle signore (ehm, ehm…) e i gol della Juventus (che quando vince, si ha l’impressione che lo fa anche per fare rosicare i tifosi delle squadre avversarie), abbiamo ascoltato ragionamenti sulla liberazione delle due giovani cooperanti rapite alcuni mesi fa in Siria. Ecco alcune frasi rigorosamente vere: versione qualunquista – “perché non se ne stavano a casa…”; oppure stupidamente maschilista – “chissà che hanno fatto in cinque mesi con i rapitori…”; infine, per la serie meglio che stavi zitto – “con la disoccupazione che c’è si dovevano spendere tutti quei soldi per liberarle?”. Noi siamo contenti che Vanessa e Greta siano tornate, provate ma in buona salute, alle loro case e ai loro affetti. Ringraziamo tutti gli investigatori che sono riusciti a portare a termine questa, sicuramente difficile, operazione. Tornino alle loro famiglie e poi, se lo ritengono opportuno, riprendano il percorso di volontariato che hanno intrapreso. Buona fortuna e comunque grazie. Sgombrato il campo da possibili equivoci diciamo subito che il ministro Gentiloni ha escluso che il Governo italiano abbia pagato alcun riscatto. Se lo ha fatto nessun imbarazzo. Come si dice, la vita umana non ha prezzo. Altra cosa è però la valutazione politica. Il Paese ha il diritto di sapere come vengono spesi i soldi pubblici in tutti i casi, anche in questo. E poi le ragazze erano state sequestrate da un gruppo di delinquenti comuni oppure sono stati in mano terrorista? In questo caso come può accadere che uno stato democratico abbia dei canali di trattativa con i rappresentanti del Califfato dell’Isis, oppure con Al Qaeda? Presidente Renzi, il nuovo che aveva promesso passa anche da questo: fare sapere sempre alla gente quello che accade. Per il resto: bentornate ragazze
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