Marsalese alla sbarra con l’accusa di avere sparato contro un’auto

Chiara Putaggio

Marsalese alla sbarra con l’accusa di avere sparato contro un’auto

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mercoledì 08 Ottobre 2014 - 18:23

Il difensore: “Dimostreremo che le particelle rinvenute sulle mani sono legate alla sua attività di meccanico e non al reato contestato”

Prima udienza dibattimentale del processo a carico di Antonio Ampola, accusato di aver esploso tre colpi di pistola contro un’auto, ma il difensore ribatte: “le particelle ritrovate sulle mani del mio assistito provengono dall’impianto di frenatura di auto, non da polvere da sparo”. Si tratta del processo che si sta celebrando davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo. I fatti contestati risalgono all’11 marzo del 2012 e sarebbero avvenuti in via Olimpia. Qui era posteggiata una BMW che, intorno alle 4 del mattino, è stata raggiunta da tre colpi di pistola calibro 7,65. La vettura appartiene a S. P., anche lui marsalese. Il reato ipotizzato a carico dell’imputato è anche la detenzione illegale di arma da fuoco. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe avuto un diverbio con la persona offesa (legato alla sua attività lavorativa), tempo prima della esplosione degli spari, e circa dieci ore dopo fu sottoposto allo STUB  (ossia il metodo per rilevare la presenza di possibili residui di uso di polvere da sparo, sulle mani o sui vestiti). Ieri hanno deposto alcuni investigatori che all’epoca curarono il caso, ossia il sostituto commissario di polizia Marino e il poliziotto Alessio Maggio. Ha testimoniato anche un consulente della polizia scientifica di Roma, Marco Allievi. Ma gli avvocati difensori Stefano Pellegrino e Luigi Pipitone sostengono l’innocenza di Ampola: “Dimostreremo che le particelle rinvenute sulle mani del nostro assistito – hanno detto – sono legate alla sua attività di meccanico e non al reato contestato”. La prossima udienza si terrà il 13 febbraio.

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