Il Procuratore di Marsala ha citato la sentenza della Corte d’Appello in ragione della quale di recente il Tribunale civile di Caltanissetta ha condannato Salvatore Borsellino a risarcire Di Pisa avendone leso l’onore per averlo definito persona “non degna” di ricoprire l’incarico che era stato del fratello
“Abbiamo avuto modo di constatare in occasione degli articolo sulla morte di Sica (alto commissario antimafia deceduto da pochi giorni n.d.r.) che in alcuni articoli di stampa si continuano a sostenere cose infondate. Alcuni sostengono che io sarei stata assolto per un fatto procedurale. Ma questa è un’affermazione falsa che si ripete da 20 anni. Nella sentenza della corte d’Appello viene chiaramente detto che c’è la prova che il reato non è stato commesso”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Marsala che ha chiarito davanti ai giornalisti una questione che va avanti da anni. E lo ha fatto citando la sentenza della Corte d’Appello che lo ha scagionato definitivamente dall’accusa di essere l’autore di lettere anonime su comportamenti anomali dei magistrati palermitani nella gestione dei pentiti.
Proprio in ragione di questa sentenza il procuratore Di Pisa ha vinto la causa civile intentata contro Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che il 26 aprile 2009, nel corso del suo intervento al convegno “Information Day” svoltosi a Marsala, manifestò il suo disappunto per la decisione del Csm di assegnare a Di Pisa la poltrona che fu del fratello Paolo Borsellino. Salvatore Borsellino lo definì persona “non degna” di ricoprire l’incarico, definendo una “ignominia” il fatto che il Csm avesse nominato per quella carica il magistrato che fu sospettato di essere il “Corvo” di Palermo. Si tratta della vicenda giudiziaria che vide Di Pisa condannato in primo grado e poi definitivamente assolto dall’accusa di essere stato l’autore delle lettere anonime con cui, nell’estate 1988, si lanciavano accuse sulla gestione, da parte del pool antimafia, del pentito Salvatore Contorno. È stato il giudice civile del Tribunale di Caltanissetta, Gregorio Balsamo, ritenendo quelle affermazioni lesive dell’onore e della reputazione di Alberto Di Pisa, a condannare Salvatore Borsellino al pagamento di un risarcimento danni, non patrimoniali, di 6mila euro in favore di Alberto Di Pisa.
“La ricostruzione del processo cui è stato sottoposto Di Pisa – scrive il giudice Balsamo nella sentenza – sembra volta a suggerire all’uditorio che l’assoluzione in appello sia stata esclusivamente la conseguenza della mancata utilizzabilità dell’impronta digitale, in ogni caso senza dubbio ricondotta all’imputato. Così tuttavia non è. Invero, ribaltando le conclusioni cui era giunto il giudice di primo grado, la Corte d’appello di Caltanissetta non solo ha ampiamente confutato la tesi dell’utilizzabilità della prova, ma ne ha anche minato l’attendibilità intrinseca, passando successivamente alla valutazione, con esito sfavorevole per le tesi dell’accusa, anche degli ulteriori elementi probatori addotti dal Tribunale a sostegno della sicura riconducibilità degli scritti anonimi a Di Pisa”. Il giudice Balsamo scrive anche che “non risponde tra l’altro al vero quanto affermato da Salvatore Borsellino e cioè che Di Pisa non si sarebbe mai sottoposto volontariamente al rilevamento delle sue impronte digitali, avendo invece la Corte d’appello dato atto del contrario”. Circostanza ribadita oggi da Di Pisa.