Corte dei Conti: spesa per il Pnrr ancora al 44%. Corsa disperata per il restante 56% entro il 2026

Fabrizio Giuffrida

Corte dei Conti: spesa per il Pnrr ancora al 44%. Corsa disperata per il restante 56% entro il 2026

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Fabrizio Giuffrida |
sabato 06 dicembre 2025 - 5:01
Corte dei Conti: spesa per il Pnrr ancora al 44%. Corsa disperata per il restante 56% entro il 2026

Bandiera Unione europea ROMA – L’avanzamento finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza “ha...

ROMA – L’avanzamento finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza “ha cominciato, nell’anno in corso, a evidenziare segni di accelerazione”. A certificarlo è stata la Corte dei Conti, che nella giornata di ieri ha pubblicato la Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr al I semestre 2025.

Pnrr, c’è bisogno di una vera e propria corsa contro il tempo

Il documento, approvato dai magistrati contabili lo scorso mercoledì 3 dicembre, evidenzia come “il livello della spesa sostenuta ha superato, a fine giugno 2025, la soglia di 80,9 miliardi e, successivamente, a fine agosto, quella di poco meno di 86 miliardi. Un andamento che rappresenta un progresso di oltre il 44% rispetto alle risorse complessive del Piano (nel quadro antecedente alla revisione di novembre), evidenziando un incremento di spesa, rispetto al dato del 2024, di oltre 22 miliardi”. Di conseguenza, per completare il Piano entro giugno 2026, così come previsto, c’è bisogno di una vera e propria corsa contro il tempo per spendere il 56% delle risorse ancora inutilizzate.

Dalla Corte dei Conti hanno comunque sottolineato come la Relazione in questione si collochi “in una fase transitoria, caratterizzata da profondi cambiamenti nella struttura del Pnrr, indotti dal ciclo delle modifiche apportate nel corso del 2025”. Nello specifico, nel corso di quest’anno il Pnrr è stato oggetto di due cicli di modifica – ai sensi dell’art. 21 del Regolamento Ue n. 241/2021 – il primo di carattere tecnico, approvato dalla Commissione europea a giugno, il secondo di maggiore profondità strutturale, positivamente riscontrato dalle Autorità europee nel mese di novembre. “Quest’ultimo intervento – hanno evidenziato i magistrati contabili – ha interessato circa 170 misure, con l’obiettivo principale di introdurre alternative più efficaci e nello spirito di semplificazione, che consentano il raggiungimento degli obiettivi nei tempi stabiliti. In particolare, sono state aggiunte dieci nuove misure (nove investimenti e una riforma)”.

Modifiche, quelle analizzate dalla Corte, ritenute necessarie ma che paradossalmente rischiano allo stesso tempo di far in qualche modo inceppare il corretto andamento del Piano, poiché “il raggiungimento di un assetto definitivo e stabile del Pnrr costituisce un presupposto essenziale per garantire l’efficacia delle politiche di investimento e riforma. Disporre di risorse chiaramente definite e di obiettivi ben delineati contribuirà ad assicurare che tutte le amministrazioni e i soggetti coinvolti siano posti in condizione di operare con certezza e trasparenza, agevolando la tempestiva realizzazione delle iniziative e il pieno conseguimento dei risultati attesi”.

Sul fronte degli obiettivi, come evidenziato all’interno della Relazione, risultano conseguiti i 32 fissati dall’Ue in scadenza nel primo semestre 2025, portando in questo modo il tasso di avanzamento al 64% nel percorso complessivo (+6 punti rispetto al semestre precedente). “Attesa la diversa articolazione temporale di milestone e target – hanno precisato dalla Corte dei Conti – il grado di completamento risulta molto più intenso per le prime (83%) rispetto a quanto si registri per i target (43% del totale). Guardando alla tipologia, le riforme mostrano un progresso del 76%, mentre gli investimenti si attestano al 58%”.

44% complessivo di avanzamento del Piano sul fronte della spesa sostenuta

Detto in precedenza del 44% complessivo di avanzamento del Piano sul fronte della spesa sostenuta, i magistrati contabili spiegano inoltre come il contributo principale sia derivato “dalla missione 3 ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’ (5,6 miliardi, il 25,6% del totale), per effetto degli investimenti sulla rete ferroviaria, in particolare quelli dell’Alta velocità. Oltre 5 miliardi di maggiore spesa (23%) sono stati registrati nell’ambito della missione 4 ‘Istruzione e ricerca’, sia nella componente legata al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione (2,7 miliardi), sia in quella ‘Dalla ricerca all’impresa’ (2,4 miliardi). Ha mostrato particolare dinamismo anche la missione 6 ‘Sanità’ (3,9 miliardi), sia in riferimento alla componente delle reti di prossimità e, in particolare, alla realizzazione del progetto ‘Casa come primo luogo di cura’ (+1,9 miliardi), sia in riferimento alle misure per l’innovazione, ricerca e digitalizzazione del sistema sanitario (+1,6 miliardi). Rimane, invece, ancora arretrata la spesa del nuovo capitolo RePowerEu (0,5 miliardi)”.

Gli effetti del Pnrr sulla crescita dell’economia italiana

L’analisi dei magistrati contabili si sofferma inoltre sugli effetti del Pnrr sulla crescita dell’economia italiana del periodo 2021-2026. Le previsioni in questione sono state aggiornate nel corso degli anni, seguendo la riprogrammazione del profilo finanziario del Dispositivo di ripresa e resilienza (Drr). “A causa dello slittamento delle spese – sottolineano dalla Corte – la riduzione iniziale degli impatti previsti dal Pnrr nei primi anni è stata bilanciata da una revisione positiva degli effetti stimati per gli anni finali. La situazione cambia con le stime contenute nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) 2025, che abbassano gli impatti sul Pil fino al 2026, in linea con lo spostamento di parte delle spese agli anni successivi”.

Pil, 6,1 punti percentuali nell’arco temporale 2020-2027

Di conseguenza, “la crescita riconducibile al Piano raggiungerebbe 0,8 punti percentuali nel 2024 e 0,9 nel 2025, per poi salire a 1,7 punti nel 2026 e a 1,8 nel 2027. L’integrale maggiore Pil, rispetto a una simulazione condotta in assenza delle spese afferenti al Drr, si collocherebbe a 6,1 punti percentuali nell’arco temporale 2020-2027. A fronte del valore cumulato delle spese addizionali pari a 6,8 punti percentuali di Pil, tale risultato suggerisce un effetto moltiplicativo prossimo allo 0,9, beneficiando di una composizione della spesa caratterizzata da una componente di investimenti particolarmente elevata”.

“Se si prende in considerazione l’impatto del Pnrr nel suo insieme – si legge nel documento – quindi includendo anche le misure finanziate da React-Eu e Pnc con prevalente incidenza nella prima parte dell’orizzonte temporale del Piano, l’impulso cumulato di maggiore Pil arriverebbe a circa 1,2 punti percentuali nel 2023, per poi ridursi intorno a 1 punto nel 2024 e 2025. L’aumento di Pil accelererebbe successivamente, attestandosi nel 2026 a 1,8 punti percentuali e, nel 2027, a 1,9 punti percentuali. Trattasi di risultati più prudenti delle stime che emergono dai documenti governativi, in ragione delle differenze nelle metodologie adottate. La maggiore crescita stimata nei documenti governativi riflette anche l’operare di effetti di rafforzamento dell’offerta che non possono essere colti dalle elaborazioni effettuate valutando solamente gli impatti dal lato della domanda”.

Due spunti di riflessione utili in prospettiva

Sul punto la Relazione propone due spunti di riflessione utili in prospettiva: “In primo luogo, il Pnrr è stato comunque uno stimolo importante per spostare la struttura della spesa pubblica italiana in una direzione maggiormente attenta alle prospettive di sviluppo. Sebbene la necessità di rispettare i tempi abbia progressivamente ridimensionato il peso degli investimenti pubblici all’interno del Piano, probabilmente limitandone la portata rispetto alle ambizioni iniziali, appare importante che questa attenzione al tema delle infrastrutture venga preservata anche in futuro, soprattutto considerando che nel frattempo la macchina amministrativa è stata rodata e che i progetti più importanti e con maggiore impatto sulla crescita di lungo periodo sono stati selezionati. In secondo luogo, è necessario spostare l’attenzione del dibattito dagli effetti macroeconomici legati alla domanda, che riguardano principalmente la dimensione finanziaria dei programmi, verso gli impatti specifici che possono essere generati da particolari opere pubbliche. Assume, quindi, centralità la selezione dei progetti, nella consapevolezza che, a seconda della destinazione delle risorse, si possono ottenere risultati molto diversi”.

Al Sud realizzazioni più veloci

All’interno della Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr al I semestre 2025, la Corte dei Conti si è focalizzata anche sugli investimenti in opere pubbliche, mettendo in evidenza in questo caso qualche criticità.

L’avanzamento, secondo i magistrati contabili, sta avendo luogo, ma “senza segnali di effettiva accelerazione. Secondo le analisi della Corte sui dati a ottobre 2025, i progressi segnati dalla chiusura delle singole fasi realizzative (aggiudicazione, stipula, esecuzione, collaudo) hanno interessato una percentuale ancora bassa di progetti; è positivo, tuttavia, che il tasso di avanzamento massimo, rispetto a inizio anno, si sia registrato proprio con riferimento alle opere che hanno raggiunto il traguardo finale di completamento (con un incremento di poco inferiore all’11%). Inoltre, la maggior parte dei lavori ha superato le fasi preliminari e burocratiche e sono ora in corso progetti di investimento per circa 78 miliardi. Questo flusso alimenterà il processo di accumulazione pubblica dei prossimi anni, contribuendo a sostenere il ciclo dell’economia italiana”.

Tendono, invece, ad allungarsi – viene sottolineato nella Relazione – i tempi di lavorazione. La durata media dei 5.546 progetti di investimento portati a termine alla fine di ottobre risulta di circa 533 giorni (quasi 18 mesi), circa due mesi e mezzo in più rispetto ai dati di gennaio. Una evoluzione legata all’aumento della dimensione finanziaria dei nuovi progetti conclusi fra gennaio e ottobre, salita a quasi un milione di euro. Poiché la dotazione finanziaria media delle opere aggiudicate è di 4,5 milioni, è presumibile che i tempi dei lavori tenderanno ad allungarsi ulteriormente, man mano che giungeranno in esecuzione gli investimenti finanziariamente più consistenti. Le amministrazioni responsabili dovranno pertanto monitorare con attenzione e costanza la coerenza tra tempi attesi di conclusione delle realizzazioni e la scadenza ultima del Piano”.

La Corte evidenzia inoltre come approfondimenti preliminari condotti sui progetti conclusi evidenziano la forte dipendenza della durata dei lavori dal loro importo finanziario, “con tempistiche che tendono ad aumentare al crescere della dimensione economica in tutte le fasi di esecuzione. Un’indicazione positiva sembra al contempo provenire dalla durata dei lavori nel Mezzogiorno, che è inferiore a quella riscontrata per le altre ripartizioni territoriali, in particolare per le fasi della stipula e dell’aggiudicazione. Ciò, da un lato, potrebbe essere il riflesso della minore dimensione finanziaria media dei lavori realizzati nelle aree meridionali, dall’altro, potrebbe anche segnalare l’efficacia delle procedure adottate con il Pnrr nel contrastare i ritardi di attuazione a cui vanno tradizionalmente incontro le regioni meridionali”.

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Fonte: QdS.it