Quante volte da alcune parti politiche (una in modo particolare), in questi anni abbiamo sentito discorsi del tipo: “Che ci vengono a fare nel nostro Paese?”, e il riferimento ai migranti è chiaro, e spesso arriva quasi al paradosso: “Tolgono il posto di lavoro agli italiani”, fino ad arrivare ad uno stupido e ignorate dileggio: “Puzzano”, “Credono in un altro Dio”, “Se ne devono andare” e via cosi in preda alla paranoia più assoluta. Abbiamo guardato con attenzione al risultato di un referendum svoltosi domenica in Svizzera, nel Canton Ticino, a due passi da casa nostra. Il titolo che i media gli hanno dato era: “Prima i nostri”. Il riferimento era ed è ai posti di lavoro che ci sono in alcuni settori e che in quella parte frontaliera della Svizzera vengono occupati dagli italiani. A parte la stupidità del quesito, dimostrazione che ogni “mondo è paese” è dimostrata anche dal risultato. Secondo gli svizzeri, il lavoro spetta prima ai loro concittadini, i nostri invece debbono tornarsene a casa, cosa che peraltro fanno ogni sera visto che sono quasi tutti pendolari. Se fossimo totalmente qualunquisti (in parte lo siamo diventati da un pezzo), ci verrebbe da dire che oltralpe preferiscono avere rapporti con i faccendieri che procurano denaro alla banche piuttosto che con i nostri lavoratori (chiamali deficenti…). Ma questo referendum (e il suo risultato) lancia un monito che faremmo bene tutti a tenere bene in mente, specialmente quando ci “scappano” frasi di una stupidità incredibile sui migranti che disperati raggiungono le nostre spiagge. E ora che faranno i nostri “frontalieri” che ogni mattina, presumiamo all’alba, si recano per mantenere le loro famiglie in Svizzera? La risposta deve darla la politica. Ma a giudicare dalle prime reazioni siamo messi non benissimo (è un eufemismo, siamo messi davvero male). Il presidente della Lombardia il leghista Roberto Maroni ha subito affermato che si potrebbero rivedere i rapporti tra la sua Regione e la Svizzera. In Canton Ticino già tremano. Più diplomatico ma abbastanza severo il ministro degli esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha cercato prima di rassicurare i frontalieri affermando che si tratta di una specie di atto di indirizzo e che a decidere sarà il Parlamento elvetico. Poi ha detto che da questo risultato ci potrebbero essere delle ripercussioni tra la Svizzera e l’unione Europea. Sia detto senza sarcasmo e con il massimo rispetto per i nostri pendolari, ma a noi il ministro degli esteri italiano che “minaccia” a nome della Merkel e di Hollande, fa ridere. Intanto da stamattina altri italiani si sentono più precari.
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