Dopo Pamela Orrù e Antonio D’Alì, anche il terzo senatore trapanese, il pentastellato Vincenzo Maurizio Santangelo interviene sulla riforma delle autorità portuali e sull’accorpamento tra Trapani e Palermo. “A Trapani e agli operatori che investono e lavorano in ambito portuale non serve sentir dire che la riforma va avanti – afferma criticamente Santangelo -. Come non credo che serva al politico di turno far passare come una vittoria, l’annuncio, lo spot alla renziana maniera, che Trapani, in quanto comune capoluogo di provincia, aggiungo “ex”, e il cui porto farà parte delle nuove Autorità portuali di sistema, sarà rappresentata nella governance e potrà fare riferimento anche a propri uffici in città. Sicuramente non sono soddisfatto del fatto che Trapani non possa ritornare ad essere Autorità Portuale e quindi dico alla Orrù che se avesse a cuore le sorti del porto non si accontenterebbe del bicchiere mezzo pieno, in quanto non serve avere un rappresentante al tavolo, non servono amici degli amici, non servono”uffici di città”, ma soprattutto a Trapani serve avere un porto operativo ed autonomo, che curi i propri interessi”.
Nel ricordare che già nel 2007 fu il governo Prodi a sopprimere l’autorità portuale di Trapani, Santangelo ritiene l’odierna riforma in continuità con quella decisione.
“Condivido in sintesi – prosegue il senatore pentastellato – il pensiero di tutti gli imprenditori trapanesi che credono nel fatto che non bisogna più cedere pezzi importanti della storia della città ad altre logiche di “sistema” volte a depotenziare l’economia e l’importanza di Trapani.
Io non ci sto, quindi, nel rispetto delle prerogative della Regione Sicilia a statuto speciale, mi farò portavoce attraverso i rappresentati del M5S, in modo da sensibilizzare la deputazione e governatore compreso, affinchè, si possa difendere e non offendere la storia dei porti siciliani, nessuno escluso. La Regione Sicilia sulla scorta delle proprie attribuzioni costituzionali deve ribadire la propria contrarietà agli accorpamenti proposti dallo schema di decreto di riforma che porterebbero alla divisione in due del sistema portuale siciliano nonché, per non parlare della perdita dei porti del messinese a favore del sistema calabro. In conclusione lo sviluppo economico della città di Trapani, non può non passare dal suo porto come anche dallo stesso aeroporto di Trapani-Birgi. Sono convinto, che a Trapani presto i cittadini faranno sentire la propria voce ma soprattutto il loro pensiero come giusto che sia”.