Tre anime sulla scena, due voci recitanti e il fiato del musicista, che si interrogano sulla vita e sulla morte, sulla caducità delle cose, e sul ”cosa sarà” dopo la morte”. Non sterili speculazioni filosofiche fini a se stesse ma momenti di pura riflessione scaturiscono dai testi proposti. La materia e l’anima, il corpo e lo spirito, in un dualismo continuo e incessante nei racconti surreali ideati da Claudio Forti esternati con pathos dallo stesso autore e da Salvo Ciaramidaro. Un tappeto di suoni improvvisati ad hoc dal clarinetto basso di Giovanni Mattaliano ha enfatizzato lo scorrere delle parole, ora con ritmi incalzanti, ora con toni e andamenti ironici e intermezzi malinconici. Una punteggiatura sonora sapientemente costruita che ha sublimato i racconti. La struttura su cui si è costruita la scena si è manifestata su più livelli in una imponente costruzione storica della città di Palermo, il ballatoio della chiesa e la cupola del SS. Salvatore. Come dagli inferi al paradiso, dalla terra al cielo, il pubblico ha percorso lo straordinario viaggio spirituale e fisico fino in cima al cupolone della pregiata chiesa. La cupola diventa pienamente ”sonora” quando gli spettatori attraversano il tunnel della materia fino ad arrivare al respiro e alla sacralità dell’aria e del cielo. Da lì la contemplazione della città cosmopolita di Palermo. I suoi tetti, la sua vita, la sua gente. Basta poco per sognare.
(Bernardetta Cimò – SentirArt)