L’emergenza plastica in Sicilia non è affatto rientrata. Semmai è stata momentaneamente arginata, ma resta una crisi strutturale pronta a riesplodere. Negli ultimi mesi diversi impianti di selezione dell’isola hanno ridotto o sospeso il ritiro degli imballaggi in plastica, travolti dalla saturazione degli stoccaggi e da un paradosso economico che mette in ginocchio l’intera filiera: la plastica riciclata costa più della plastica vergine. Un corto circuito che rallenta il sistema e sta spingendo molti Comuni ad adottare nuove ordinanze che limitano la raccolta, con ripercussioni immediate sui cittadini e sul decoro urbano. La situazione siciliana non è un caso isolato, ma il punto più critico di un problema nazionale: una rete impiantistica profondamente disomogenea tra Nord e Sud, impianti insufficienti nell’isola, trasferimenti continui dei rifiuti verso altre regioni, costi crescenti per gli enti locali e, di conseguenza, per i contribuenti. In questo contesto, il rischio più grande è che un blocco anche solo parziale della raccolta della plastica comprometta gli obiettivi di riciclo e differenziata raggiunti negli ultimi anni con fatica.
Antoci: “Non possiamo lasciare soli i Comuni”
Per questo l’eurodeputato Giuseppe Antoci ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea, chiedendo un intervento urgente per evitare il collasso della filiera. “Se si ferma il ritiro della plastica, non salta solo un servizio: saltano gli obiettivi di riciclo”, avverte Antoci, ricordando come i cittadini e gli imprenditori abbiano investito tempo, risorse e impegno in un sistema che ora rischia di cedere. Antoci sottolinea un punto cruciale: “Non possiamo chiedere ai cittadini di differenziare e poi lasciare i Comuni da soli a gestire disagi e costi che aumentano. Se il conto ricade sulle famiglie, il sistema non regge”. Una filiera che funziona, insiste l’eurodeputato, richiede investimenti e responsabilità condivise: “Se chi immette imballaggi sul mercato non partecipa ai costi, a pagare sono i cittadini. E questo non è accettabile”.
Ciminnisi: “La Regione non può rimandare, servono risposte ora”
Sul tema è intervenuta anche la deputata trapanese all’ARS, Cristina Ciminnisi, che ha presentato una propria interrogazione al governo regionale. Parole dure verso l’assessore ai Servizi di pubblica utilità, Francesco Colianni, che — riferisce la deputata — in Commissione Ambiente ha rimandato a una generica interlocuzione con Roma. Ciminnisi però ribatte con fermezza: “La competenza sugli impianti è regionale. È alla Regione che chiediamo soluzioni concrete”. E le domande restano aperte: cosa si intende fare oltre l’ampliamento temporaneo delle aree di stoccaggio? Quali misure straordinarie si possono adottare per evitare nuovi blocchi? Quali sostegni riceveranno gli operatori del riciclo? “Non possiamo aspettare il Ministero: la soluzione va trovata qui e ora”, conclude la deputata.