L’indagine che ha coinvolto, tra gli altri, Totò Cuffaro e l’ex ministro Saverio Romano continua a produrre scosse nell’universo degli appalti pubblici in Sicilia. L’onda lunga dell’inchiesta ha spinto Gesap, la società che gestisce i servizi a terra dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo, ad attivare approfondite verifiche interne su una gara da quasi 9 milioni di euro relativa ai servizi di pulizia per i prossimi quattro anni. Al termine delle procedure di gara, Dussmann Service risulta al primo posto della graduatoria provvisoria. Tuttavia, le intercettazioni contenute nell’indagine a carico di Cuffaro e Romano hanno portato Gesap a incaricare un gruppo indipendente di esperti di analizzare la situazione e riferire al Consiglio di amministrazione. A complicare il quadro c’è il fatto che Marco Dammone e Mauro Marchese, fino a poco tempo fa rappresentanti dell’azienda in Sicilia, sono coinvolti in un’altra indagine riguardante un appalto da 17 milioni di euro per servizi di ausiliarato e portierato all’Asp di Siracusa. Secondo l’ipotesi accusatoria, la gestione dell’appalto sarebbe stata influenzata da Cuffaro, con l’appoggio dell’allora direttore generale Alessandro Caltagirone, dimessosi dopo lo scoppio dell’inchiesta. A Romano viene invece contestato un presunto intervento nell’assegnazione di un subappalto a un soggetto a lui vicino. Per entrambi i politici la Procura ha richiesto gli arresti domiciliari: il giudice per le indagini preliminari deve ancora pronunciarsi.
Ricorsi e contestazioni alla gara Gesap
Sulla graduatoria provvisoria pesano intanto le obiezioni di due concorrenti. La C.M. Service ha chiesto a Gesap l’annullamento in autotutela dell’intera procedura. La Consoli Spa, invece, invita la società aeroportuale a valutare l’ammissibilità alla gara di imprese i cui rappresentanti risultino coinvolti in procedimenti giudiziari per corruzione, facendo riferimento a un’indagine precedente della Procura di Napoli in cui risulta indagato anche Marchese.
Il nodo politico: l’ombra del consulente di Aricò
Nel frattempo emergono nuove figure all’interno del quadro investigativo. Tra queste Santo Castiglione, noto gestore del locale Kalhesa e persona vicina al boss Sandro Capizzi, molto presente durante la campagna elettorale per le Amministrative del 2022. Tra coloro che lo frequentavano figuravano sia Totò Cuffaro, che offrì il suo vino per una serata elettorale, sia Gaspare Gaetano Canzoneri, oggi consulente dell’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò per temi delicati come gli appalti legati al Pnrr. Secondo un’informativa dei carabinieri del Ros, dal 2017 Canzoneri avrebbe ricevuto contributi da Aricò, dal gruppo parlamentare Diventerà Bellissima e da Fratelli d’Italia. La vicenda ha inevitabilmente un impatto sul governo regionale: dopo l’esplosione del caso Cuffaro, l’opposizione ha annunciato una mozione di sfiducia contro il presidente della Regione Renato Schifani, che però si dice sereno: “Mi risulta che stiano ancora raccogliendo le firme”, ha dichiarato.
MoLe di Palazzo dei Normanni: la mozione contro Schifani
Ora la decisione passa nelle mani del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, cui spetta fissare la data della discussione della mozione. Servono 36 voti perché il documento abbia effetto. Si parte da 23 firme, quelle di Pd, Movimento 5 Stelle e Controcorrente, a cui si aggiungono i tre voti promessi da Cateno De Luca, leader di Sud Chiama Nord. De Luca, pur con una linea politica spesso oscillante, rivendica di essere “un’opposizione seria e costruttiva” e attacca Schifani per non averlo incluso nel recente ritiro spirituale della maggioranza. Per far cadere il governo servirebbero quindi almeno dieci deputati della maggioranza disposti a cambiare fronte: un numero al momento difficile da immaginare, ma che testimonia il clima di tensione che attraversa la politica siciliana dopo gli ultimi sviluppi giudiziari.