Giovane trapanese ottiene il cambio del cognome ricorrendo contro il no della Prefettura

redazione

Giovane trapanese ottiene il cambio del cognome ricorrendo contro il no della Prefettura

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sabato 18 Ottobre 2025 - 11:14

È una decisione importante quella arrivata dal TAR Sicilia – sede di Palermo – che, con sentenza depositata il 16 ottobre 2025, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso di modifica del cognome, condannando al contempo la Prefettura di Trapani al pagamento delle spese processuali. La vicenda inizia quattro anni prima, nell’ottobre 2021, quando un giovane trapanese presenta un’istanza per ottenere il cambio del cognome, chiedendo di sostituire quello del padre con quello della madre. L’iter, come spesso accade in questi casi, si rivela lungo e tortuoso: solo nell’aprile 2023 giunge la risposta della Prefettura, che rigetta la richiesta con un decreto motivato dal carattere “eccezionale” del provvedimento, sostenendo che il cambiamento è ammesso solo in presenza di “situazioni oggettivamente rilevanti” e “solide motivazioni”.

Il ricorso al TAR

Il giovane, tuttavia, non si arrende. Assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, presenta ricorso giurisdizionale al TAR, impugnando il decreto di rigetto. I legali fondano la propria difesa sull’art. 89 del D.P.R. 396/2000, sostenendo che il diritto al cognome non è un semplice dato anagrafico, ma un “diritto della personalità”, che può giustificare modifiche anche per motivazioni soggettive, purché meritevoli di tutela e non in contrasto con l’interesse pubblico. In altre parole, non solo gravi motivi oggettivi, ma anche esigenze identitarie personali possono legittimare il cambio del cognome, in coerenza con un orientamento giurisprudenziale sempre più attento alla tutela dell’identità personale.

La retromarcia della Prefettura

La Prefettura di Trapani, messa di fronte a una solida impostazione giuridica e alla concreta possibilità di soccombenza, decide di tornare sui propri passi. Prima dell’udienza, in autotutela, revoca il precedente decreto di rigetto e accoglie l’istanza del giovane, autorizzando così la sostituzione del cognome paterno con quello materno. Un riconoscimento, seppur tardivo, del diritto soggettivo del ricorrente, che può finalmente vedere riconosciuta legalmente la propria identità anagrafica come desiderato.

La sentenza del TAR: condanna alle spese

A seguito del ritiro del provvedimento impugnato, il TAR dichiara cessata la materia del contendere, ma non risparmia alla Prefettura le conseguenze del proprio iniziale diniego. I giudici, infatti, condannano l’amministrazione al pagamento delle spese processuali, riconoscendo che il ricorso si è reso necessario esclusivamente a causa della condotta iniziale dell’ente. Una decisione che, pur chiudendo formalmente il contenzioso, rappresenta un’importante affermazione del diritto all’identità personale e dell’obbligo delle amministrazioni pubbliche di valutare con attenzione – e senza rigidità eccessiva – le richieste dei cittadini su temi tanto delicati.

Una vittoria simbolica

Il caso trapanese, seppur individuale, si inserisce in un contesto giurisprudenziale e sociale più ampio, dove cresce l’attenzione verso la libertà di scelta dell’individuo sul proprio nome e sulla propria identità. La sentenza del TAR non rappresenta soltanto la vittoria di un cittadino contro una decisione ingiusta, ma rafforza il principio per cui il cognome non è solo un dato trasmissivo, ma un elemento essenziale della personalità di ciascuno.

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