Favignana. Una storia che sa di paradosso, quella dell’Oasi felina “A-mici di SAIE”. Un luogo nato dal volontariato e diventato punto di riferimento per residenti e turisti, sequestrato in piena estate per una questione di carte, ma certificato nello stesso verbale come modello di pulizia e benessere animale. Oggi l’oasi ha riaperto i cancelli ai visitatori, ma non può accogliere nuovi gatti: come un porto che resta chiuso alle barche più in difficoltà.
Il giorno del sequestro
Il 31 luglio scorso, l’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, insieme alla Polizia municipale, mette i sigilli all’oasi e dispone il sequestro dei 31 gatti ospitati. La motivazione ufficiale? La mancanza delle autorizzazioni previste dalla legge regionale. Ma il verbale d’ispezione racconta un’altra verità: ambienti puliti, assenza di cattivi odori, cucce e zone d’ombra ben curate, gatti in salute e socializzati. Nessun maltrattamento, anzi: un’oasi “in regola” sotto il profilo sanitario, ma “fuori norma” sul piano burocratico.
La zona grigia della legge
Al centro del caso c’è la L.R. Sicilia 15/2022 sulla tutela degli animali d’affezione. La norma disciplina con precisione canili e gattili sanitari, ma resta vaga sulle oasi e le colonie feline, realtà diffuse in tutta la regione. Il risultato? Una terra di nessuno legislativa: chi cura i gatti randagi non sa a quale iter attenersi per essere “in regola”. E così il lavoro di anni può essere fermato da un cavillo.
L’associazione: anni di lavoro, un progetto fermo
L’oasi nasce nel 2023 per iniziativa di SAIE – Soccorso Animali Isole Egadi OdV, attiva già dal 2015. In cinque anni l’associazione dichiara di aver sterilizzato circa 800 gatti, promosso 300 adozioni, effettuato oltre 1.000 vaccinazioni e curato più di 600 animali. Numeri che parlano di un presidio sul territorio, soprattutto in un’isola come Favignana, meta turistica e allo stesso tempo terreno fertile per il randagismo. Dal 2019 esiste un progetto protocollato al Comune per il riconoscimento dell’oasi, ma mai arrivato in porto.
Il sindaco e la polemica pubblica
Dopo il sequestro, l’associazione ha presentato ricorso e si è rivolta al Garante regionale per i diritti degli animali. La vicenda ha innescato un botta e risposta con il sindaco Giuseppe Pagoto. Il primo cittadino ha dichiarato che i controlli non sono partiti da una segnalazione comunale, ma da interlocuzioni con gli stessi responsabili dell’oasi e con l’ASP. SAIE ribatte: “Mai chiesto un’ispezione, abbiamo solo comunicato l’esistenza della colonia”. La polemica si è spostata rapidamente su social, polarizzando l’opinione pubblica.
La riapertura “con riserva”
Dopo un mese di incertezza, il Comune ha autorizzato la riapertura dell’oasi ai visitatori, ma con un limite pesante: non si possono accogliere nuovi gatti. Un compromesso che lascia irrisolto il cuore del problema. Perché l’oasi non è solo un luogo da visitare, ma soprattutto un rifugio per randagi, cuccioli abbandonati e animali feriti.
Una vicenda che interroga la politica
Il caso Favignana non è solo una questione locale. Racconta un nodo irrisolto della Sicilia – e non solo –: il rapporto tra volontariato e istituzioni. Chi si occupa del randagismo quando la macchina pubblica è lenta o assente? Chi finanzia sterilizzazioni e cure? E soprattutto: quale certezza giuridica hanno realtà come le oasi feline, che spesso suppliscono alle mancanze del servizio pubblico? Oggi i gatti di Favignana possono di nuovo incontrare visitatori e turisti. Ma il loro futuro – e quello di chi lavora per loro – resta sospeso tra un ricorso e un chiarimento normativo che ancora non c’è.