Nord e Sud mai così vicine nella biodiversità. A Busto Arsizio, in Lombardia, infatti, nasce il modello di città-spugna. Si sta riqualificando il centro storico mediante depaving, pratica di deimpermeabilizzazione del suolo. Si rimuove lo strato superficiale in asfalto o cemento che non consente all’acqua di infiltrarsi nel terreno. In questo modo, l’acqua piovana viene assorbita dal terreno e dunque ritorna nel ciclo. La peculiarità del progetto è la trasformazione di ben 3 strade con i pedoni che, tra nuovo verde e sedute, per il passeggio, l’incontro, lo shopping tra i negozi del centro, avranno modo di vivere l’ambiente. “I nuovi giardini costituiranno luogo privilegiato in pieno centro storico per entrare in contatto con la natura e forniranno importanti servizi eco-sistemici di tipo anche culturale, favorendo relazione, conoscenza, benessere psico-fisico dei cittadini”, ha affermato l’architetta Flora Vallone, vice presidente nazionale dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica.
Mentre al Nord c’è Busto Arsizio, al Sud c’è Custonaci dove è stato messo in campo, da tempo, un progetto per prevenire la desertificazione, anche attraverso la posidonia. “Nella Sicilia che soffre la desertificazione, la siccità, con fiumi e laghi in sofferenza, paesi senza acqua da molti giorni, c’è anche il modello Custonaci – ha dichiarato l’ingegnere Gianluigi Pirrera dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica – un modello riconosciuto a livello internazionale”.
Da tempo presso il Parco Portella del Cerriolo a Custonaci, in provincia di Trapani sono state effettuate opere per prevenire il rischio desertificazione e precisamente opere di stabilizzazione delle scarpate, aumento delle coperture vegetali, miglioramento della regimazione delle acque, realizzazione di terrazzamenti mediante gradonate e cordonate vive, messa a dimora di arbusti autoctoni. I terrazzamenti hanno ridotto le pendenze dei versanti e di conseguenza la velocità dei deflussi superficiali, riducendone l’azione erosiva. Inoltre in corrispondenza dei solchi di erosione presenti sono state poste delle fascine con ramaglie alla rinfusa, volte a trattenere i sedimenti erosi.
“Tali interventi sono stati caratterizzati per la prima volta dall’impiego sperimentale di compost di posidonia oceanica, proveniente dalla vicina spiaggia di Cornino, stoccata localmente e dilavata naturalmente per azione delle piogge. Alla posidonia, è stato aggiunto del cippato di sfalci di potatura provenienti dalla manutenzione del verde del Parco del Cerriolo, in piccola parte anche potature urbane di agrumi, e additivati i semi provenienti dalla raccolta del germoplasma locale – ha fanno fatto sapere gli architetti dell’Associazione -. E’ stato così prodotto un tecnosuolo in cui le terre di scavo rappresentavano lo scheletro, mentre la sostanza organica stabilizzata rappresentava la frazione utile per la vegetazione. E’ bene evidenziare che il Comune di Custonaci negli anni si è dotato di tutte le autorizzazioni necessarie per procedere al riutilizzo della posidonia con tecniche di ingegneria naturalistica con interventi sperimentali mai realizzati in Sicilia e in forza di un decreto ARTA e di una Autorizzazione fino ad allora unici per la Regione Sicilia. I risultati ottenuti nell’ambito del contenimento della desertificazione indicano una completa rivegetazione dell’area e un contenimento del rischio desertificazione”.
L’efficacia degli interventi di inverdimento realizzati ha generato anche dei benefici dal punto di vista ecologico infatti, l’utilizzo di specie rigorosamente autoctone ha consentito l’innescarsi di fenomeni di evoluzione vegetazionale verso comunità spontanee. Come fanno sapere, l’idrosemina ha giocato un ruolo fondamentale nell’aumento della fertilità del suolo, che ha favorito la propagazione sia delle specie originariamente presenti nell’area, sia di specie invasive. Da un punto di vista globale le opere di ingegneria naturalistica hanno avuto un’ottima riuscita soprattutto per la riduzione delle pendenze con i muri ciclopici e per una riattivazione floristica soprattutto a partire dalle fascine e dai biorulli organici e per diffusione del germoplasma raccolto attraverso semina e trapianti di cespi di graminacee. E’ stato anche approfondito uno studio incentrato sull’identificazione di possibili modi per utilizzare la posidonia spiaggiata in interventi di ingegneria naturalistica, al fine di una riqualificazione ambientale di Custonaci, ad alto rischio desertificazione. La Corte dei Conti Europea, ha menzionato il progetto di Custonaci come buona pratica, modello positivo di fondi spesi.
Finalmente con 25 anni di ritardo ci siamo arrivati. Anzi direi decisi più che altro …
Infatti già a Malta nei primi anni 2000 la posidonia ( che non è un alga) veniva sperimentata come concime naturale, con successo, dai ricercatori dell’Istituto nazionale di’ Acquacoltura ( Testimone oculare) e si chiedevano come mai in Sicilia non venisse sfruttata ma lasciata marcire sui litoranei. Dirò di più è anche un ottimo mangime per i polli
Finalmente dopo 25 anni ci si è arrivati. Infatti già a Malta nei primi anni 2000 veniva utilizzata con successo come concime dai ricercatori del centro nazionale di acquacoltura.tant’è che chiedevano come mai in Sicilia venisse lasciata marcire sui lito senza alcun impiego.
Le banqiettes di posidonia proteggono le coste dall’erosione e fanno il loro ruolo lì dove si spiaggiano. Bel progetto, ma la posidonia lasciamola dove è a fare il suo insostituibile lavoro.
Grazie all’amministrazione comunale con in testa il sindaco Fonte che intelligentemente hanno saputo sfruttare le materie prime locali facendone un mezzo di Sviluppo.
In effetti andrebbe lasciata laddove va a spiaggiarsi, dato che va a ricoprire anche gli arenili. Arenili che si presenterebbero piu’ consistenti quando il mare, dalle nostre parti, in primavera, il piu’ delle volte in maggio ed anche nella prima decade di giugno, si riprende il fogliame disgregato e marcescente delle fanerogame.