Nel film “Ritorno al futuro 2″ – storico cult movie degli anni ’80 – c’è una parte, abbastanza divertente, in cui il Biff del futuro porta al se stesso del passato l’almanacco con i risultati sportivi degli ultimi 50 anni, inducendolo a scommettere sulle partite di cui già conosce l’esito. Ne viene fuori un mondo alternativo in cui tutto si capovolge, il successo di uno si trasforma nell’infelicità di tanti altri.
Mi chiedo spesso cosa sarebbe stata l’Italia se avessero vinto loro. Proviamo a immaginare una realtà parallela e distopica, in cui i nazisti che avevano invaso e occupato parte del nostro territorio e i fascisti della Repubblica di Salò fossero usciti vincitori dalla guerra. I seguaci di Hitler avrebbero proseguito la loro folle battaglia contro tutto ciò che era diverso da loro, esportando il modello Auschwitz in ogni Stato europeo. In Italia, si sarebbe scatenata la caccia a tutti coloro che avevano sposato la Resistenza: comunisti, socialisti, azionisti, liberali, monarchici. Molti sarebbero stati uccisi, altri costretti all’esilio. Appare inverosimile immaginare, in questa realtà parallela e distopica, un Ministro della Giustizia (come il comunista Palmiro Togliatti) che dispone l’amnistia contro gli oppositori per pacificare il Paese. O una nuova Costituzione capace di indicare ai legislatori del futuro l’importanza di politiche orientate al contrasto delle diseguaglianze sociali, economiche, politiche, etniche, di genere. Più probabile il consolidamento di un’idea di società in cui l’uomo lavora e la donna si occupa della casa, l’omicidio d’onore e il matrimonio riparatore sono strumenti legislativi ammissibili, così come le punizioni corporali a scuola; la stampa e le arti, regolarmente sottoposte a censura, rimangono strumenti di propaganda, le frontiere restano chiuse agli immigrati e l’autarchia economica preclude l’arrivo sul suolo italico dei prodotti tipici delle plutocrazie britanniche o americane.
Fortunatamente, tutto ciò non è avvenuto e il 25 aprile ha vinto la democrazia. Forse non sarà l’Italia che avevano immaginato i nostri padri costituenti, sicuramente non tutto funziona come dovrebbe, ma è comunque un Paese libero. In cui anche il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa può, in maniera discutibile, continuare a prendere le distanze dalla Liberazione andando a celebrare il movimento democratico dell’ex Cecoslovacchia piuttosto che quello italiano per poi tornare l’indomani nel suo Paese e sedersi sullo scranno più alto di Palazzo Madama. Potrà non piacerci, potremmo considerarlo un atto di idiozia politica, ma resta la consapevolezza che non basterà il La Russa di turno a cancellare l’alto valore di una storia nobile, che va ricordata con orgoglio e gratitudine.