Oggi Marsala è madre, ma anche padre, fratello, sorella, amica. Lo diventa nell’ora del dolore, nel dramma che si consuma di fronte a un’altra giovane vita spezzata, in circostanze al momento oscure. Da aggregazione di individui, Marsala torna ad essere comunità, stringendosi attorno alla famiglia di Francesco Pantaleo, in attesa di conoscere la verità su questa tragica vicenda. Era già accaduto due anni e mezzo fa, quando il corpo di un’altra figlia di questa città, Nicoletta Indelicato, fu ritrovato senza vita e semicarbonizzato in un terreno della periferia marsalese. Storie diverse, che però idealmente uniscono i marsalesi in un comune sentimento di partecipazione al dolore di una famiglia che sta attraversando un dramma che nessuno vorrebbe vivere.
Saranno le indagini a fare chiarezza e, allo stato attuale, lanciare ipotesi – di qualsiasi tipo – appare senz’altro azzardato. “Non fate troppi pettegolezzi”, lasciò scritto Cesare Pavese prima di togliersi la vita. A prescindere da come siano andati i fatti, è un invito che tutti noi dovremmo accogliere, attendendo con fiducia che le indagini della Procura di Pisa restituiscano un quadro veritiero sui fatti, comunque siano andati. Probabilmente ci ritroveremo qui in città le telecamere e gli inviati di mezza Italia a raccogliere testimonianze più o meno utili allo scopo: qualcuno lo farà con professionalità e rispetto, qualcun altro con superficialità. Ma le dirette tv passano e le ferite restano.
Di fronte a ciò e all’inconsolabile dolore dei familiari non c’è che una doverosa risposta, che passa dall’auspicabile proclamazione del lutto cittadino (come avvenne il giorno dei funerali di Nicoletta Indelicato) e da un sentimento autentico di vicinanza a chi rimane, col dovere di coltivare il ricordo di Francesco. Perchè di fronte a una giovane vita spezzata c’è un sogno che non si realizza, un progetto incompiuto.
Mi piace pensare che Francesco sarebbe potuto diventare uno dei tanti giovani capaci, seppur a distanza, di dar lustro a Marsala nel proprio lavoro o che, magari, sarebbe tornato qui a cercare di portare le proprie idee e le proprie conoscenze al servizio del territorio. Proprio per questo, una storia del genere non comporta soltanto una perdita straziante per la sua famiglia, ma per una comunità intera, che si impoverisce di un contributo che, magari, avrebbe dato frutti preziosi per il suo futuro.
Possa essere questa dolorosa vicenda uno spunto di riflessione per tutti noi, con l’invito ad avere cura dei nostri giovani, del loro desiderio di lasciare un segno (piccolo o grande che sia) nella storia della nostra terra e di considerarli per quello che rappresentano: un patrimonio prezioso da sostenere e proteggere, sempre e comunque.
Bravissimo! uno dei pochi articoli che ho letto in riferimento a fatti di cronaca che affronta l’argomento in modo umano. Dove la pietas di virgiliana memoria finalmente ruba prepotentemente la scena ai dettagli investigativi, che hanno la loro naturale sede sui tavoli di giustizia. Vicinanza alla famiglia. Vicinanza a tutta la comunità di Marsala.
Tonino Pantaleo, il papa’ di Francesco, e’ un mio amico su Facebook, ho sofferto immedesimandomi con lui, sempre con la speranza che ritrovasse suo figlio. Mi sono addolorata alla notizia del decesso.
Non volevo aprire questo articolo perche’ pensavo mi sarei arrabbiata per il solito articolo superficiale e pettegolo per una notizia fatta diventare “golosa” dal solito pennivendolo, con il solito bassissimo standard della stampa italiana.
Invece mi sono commossa a leggere parole profonde, piene di umanita’, rispetto e rigore.
Un giornalista su mille scrive cosi’, grazie Vincenzo Figlioli.