Si terrà domani sabato 22 novembre a Gibellina (Museo Civico – ore 8,45) il seminario «Le Sfide dell’Economia della Legalità nella Valle del Belice: verso un nuovo sistema di gestione etico-imprenditoriale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie».
«Come Gal Elimos – afferma Alessandro La Grassa (Responsabile alla Cooperazione) – abbiamo promosso il convegno, insieme a Libero Futuro Trapani, il CRESM, Libera e diversi amministratori giudiziari perché in provincia di Trapani ha assunto dimensioni enormi. Basti pensare che solo a 4 imprenditori fra sequestri e confische (definitive e non) hanno già bloccato o tolto beni e liquidità per circa 3,5 miliardi di euro. Se guardiamo al complessivo della provincia le cifre aumentano vertiginosamente (un ultimo sequestro di 450 milioni a Campobello di Mazara in questi giorni). Per rendersi conto dell’enormità delle cifre basta metterle a confronto con i Fondi che la Sicilia riceve da Bruxelles (in totale circa 10 mld).
Si tratta evidentemente – continua La Grassa – di una ricchezza enorme, che spesso viene gestita con difficoltà dallo Stato. In particolare nel caso di aziende sequestrate e confiscate (con dipendenti) la attuale modalità e normativa di amministrazione giudiziaria non sempre riesce ad affrontare e gestire tutti gli aspetti squisitamente imprenditoriali e settoriali oltre che le varie difficoltà di rapporti con le banche etc.. Da questo deriva il rischio che gran parte di quel patrimonio aziendale vada spesso disperso e con esso i posti di lavoro. Il discorso non si applica ovviamente a tutte le aziende sequestrate e confiscate, perché ad esempio ci possono essere casi di aziende del tutto fittizie (che non reggerebbero neanche un minuto fuori dal circuito criminale). Ci interessano quindi le aziende che hanno un vero potenziale imprenditoriale e che, adeguatamente assistite, possono tranquillamente continuare il loro sviluppo imprenditoriale nella legalità. Fin qui, e qui è la novità del discorso portato avanti da Libero Futuro e varie altre realtà, ci si è molto occupati di beni confiscati che venivano consegnati alle realtà sociali spesso in condizioni disastrose per cui era quasi sempre necessario un intervento dello Stato per consentirne la riattivazione (PON Sicurezza e varie misure regionali). Ora il focus del discorso si è spostato sul sequestro stesso, perché se si interviene bene già a partire da lì, si potranno avere due casi: o il bene ritorna al proprietario (che quindi non dovrà far causa allo Stato per danni) oppure finirà davvero confiscato, ma almeno in condizioni accettabili. Ci sono già dei primi esempi di sequestri in cui all’Amministratore Giudiziario il Tribunale ha anche affiancato degli imprenditori provenienti dalle fila dell’Antiracket con risultati molto incoraggianti e su questi esempi e altri simili vogliamo confrontarci con giudici, amministratori giudiziari, sindaci e associazioni. Inoltre riprendendo anche l’approccio Olivettiano alla realtà imprenditoriale (per Olivetti le imprese erano soprattutto beni comunitari) ci chiederemo se, nel caso speciale di aziende che hanno alti margini, non sia anche ipotizzabile la creazione di fondi (es. fondazioni di comunità) gestiti a livello di comunità locali (es. per il welfare locale o l’istruzione) in cui riversare una parte degli introiti.
Infine – conclude Alessandro La Grassa – si discuterà anche di Consumo Critico, ovvero come aiutare tutte le aziende che vogliono aderire ad un percorso di liberazione dal racket con iniziative commerciali specifiche. Anche in questo caso parleremo di fatti già in essere e di esempi positivi che faranno riflettere».
Audrey Vitale