Avvertiamo esigenze e relative preoccupazioni che mai ci saremmo sognati di vivere prima. Ci sono però persone che per il lavoro che svolgono sono destinati ad avvertire sentimenti e vivere preoccupazioni diverse dalla maggioranza della popolazione che deve (speriamo) rimanere a casa.
La nostra iniziativa ha riscosso il vostro gradimento stando ai contatti numerosissimi sui nostri social. Vi abbiamo proposto nei giorni scorsi alcune interviste. Dopo un camionista, una cassiera di un supermercato e un idraulico, oggi vi proponiamo una figura alla quale facciamo ricorso quando le nostre vetture ci lasciano “a piedi : il meccanico
Tra le attività che possono proseguire il proprio lavoro c’è anche quella di meccanico, abbiamo provato a parlare delle difficoltà che incontra oggi Sergio T, che ha un autofficina in una contrada nel sud della città.
Come sta cambiando il suo lavoro dall’arrivo della pandemia ad oggi?
“E’ tutto cambiato soprattutto nell’ultima settimana. La gente non esce di casa e non pensa neppure lontanamente a riparare i propri mezzi. Non vedo da dieci giorni almeno, un nuovo cliente“.
Allora ha chiuso l’ officina?
“No, per due motivi. Io abito a fianco della mia autofficina. La mattina senza un orario fisso, apro la saracinesca così come mi ha consentito la legge fino ad adesso. Ma ripeto non si è visto nessuno tanto che il mio socio che abita in un altra contrada, non viene al lavoro. Ci aggiorniamo per telefono. Poi avevo alcune vetture da riparare che avevo trascurato a vantaggio delle emergenze che in autofficina si presentano quotidianamente. Mi sto dedicando a questa attività anche se tra mille difficoltà. Per esempio se ho bisogno di un pezzo di ricambio dovrei lasciare l’officina e andare nei negozi appositi dove di solito mi rifornisco. Preferisco non farlo“.
Sta rispettando tutte le disposizioni previste?
“Noi artigiani abbiamo già tutta una serie di comportamenti sul lavoro da rispettare. Certo l’arrivo del coronavirus ha portato ad aumentare le attenzioni. Io una prima cosa che ho fatto è stata quella di staccare la macchinetta del caffè per evitare promiscuità tra i clienti e noi. Ma ripeto sono giorni che non si vedono persone“.
Indipendentemente dai clienti, secondo quello che vede lei i cittadini stanno rispettando l’obbligo di stare a casa?
“Se lei invece che al telefono fosse qui davanti alla mia officina, vedrebbe che da quando parlo al telefono non è passata alcuna macchina. Qui nella mia zona la gente sta a casa, al massimo esce in giardino. I miei genitori che abitano poco lontano dalla mia attività li sento soltanto per telefono“.
Oltre alla preoccupazione sanitaria che stiamo combattendo stando a casa, per alcune attività esiste anche il rischio di un tracollo economico. Lei è preoccupato?
“Certo, come si capisce da quello che le ho appena detto non incasso da diverso tempo. Lavoro sulle macchine che avevo dentro, ma se ne finisco una non posso certo telefonare al cliente per dirgli di venirla a ritirare. Ho accolto con interesse il rinvio del pagamento delle tasse. Ma siamo sicuri che appena riprenderò il lavoro incasserò tanto da pagare tutto quello che si sta accumulando? Ma voglio pensare in positivo. Per adesso l’importante è pensare a non contrarre il virus, poi, come spesso dice mio padre, a pagare c’è sempre tempo”