Le elezioni e il solito copione

Vincenzo Figlioli

Marsala

Le elezioni e il solito copione

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martedì 17 Dicembre 2019 - 07:21

Il 2020 è ormai alle porte. Tra due settimane saluteremo definitivamente l’ultimo anno della seconda decade del ventunesimo secolo. Impazzano i bilanci, si moltiplicano gli auspici e, inevitabilmente, anche le ansie. Com’è noto, Marsala si appresta a vivere una nuova campagna elettorale che accompagnerà i cittadini lilybetani fino alle elezioni della prossima primavera. Non è ancora chiaro quando si voterà e tante incognite accompagnano anche i nomi dei candidati e le coalizioni che li sosterranno. Finora, la sensazione è che continui a prevalere un generale attendismo. Una sorta di domino frammentato, pronto a ricomporsi non appena si scioglieranno alcuni nodi, a partire dalla eventuale ricandidatura del sindaco Alberto Di Girolamo. Senza dimenticare che c’è un’inchiesta in corso sui servizi sociali a Marsala che potrebbe coinvolgere anche qualche esponente politico marsalese, con inevitabili riflessi anche sulla definizione delle liste.

In tutto ciò, nelle ultime settimane c’è stato un evidente innalzamento del livello di tensione, soprattutto sui social. Come spesso avviene a ridosso delle campagne elettorali, la comunicazione di diversi attori della politica locali è diventata più diretta e incisiva. E, conseguentemente, anche i rispettivi supporter si stanno adeguando. Nell’ultimo week end, l’assessore Rino Passalacqua è stato tra i protagonisti del dibattito mediatico, raccontando di un episodio avvenuto a Palazzo Fici, in occasione del tradizionale brindisi augurale organizzato dall’associazione Strade del Vino. Si racconta di affermazioni considerate “fuori luogo” e particolarmente critiche nei confronti dell’amministrazione in carica, tanto da convincere lo stesso Passalacqua ad abbandonare l’evento per poi scriverne immediatamente su facebook. Ne è venuta fuori una discussione social che, al di là dei termini della contesa, sembra riportare indietro di cinque anni le lancette del dibattito politico. Una sensazione alquanto inquietante, in una città che già di suo fa fatica a recepire il mutare degli scenari globali, probabilmente per la sua perifericità, probabilmente perchè coloro che dovrebbero porre sul tavolo le istanze più innovative – i giovani marsalesi – vivono per lo più fuori dal loro contesto d’origine e pochi sembrano realmente interessati ad ascoltare le loro testimonianze. Si rischia, dunque, una campagna elettorale basata più sui rancori personali che sull’idea di città che dovrà accompagnarci nel prossimo quinquennio. “Noi l’avevamo detto 5 anni fa”, dirà qualcuno. “Sono nemici del cambiamento”, risponderà qualcun altro. Poi interverrà il deputato regionale che a sua volta sarà smentito dal parlamentare nazionale e infine il coordinatore provinciale cercherà una mediazione…Sembra già di sentirli, come i grandi classici che verranno inevitabilmente rispolverati: il derby tra porto pubblico e porto privato, il turismo come “volàno della nostra economia”, l’agricoltura in crisi, il Piano regolatore insabbiato, la valorizzazione dello Stagnone, l’erosione delle coste, l’abusivismo edilizio e via dicendo…

La moda del civismo imporrà ulteriori sforzi di fantasia ai promotori delle nuove liste che si presenteranno ai nastri di partenza. Ci sono state stagioni diverse: negli anni ’90 fu il tempo degli edificatori (Ricostruire Marsala), poi arrivò la rivendicazione delle radici (Lilybaeum Felicittà), l’orgoglio dell’appartenenza (Noi Marsalesi, Marsala è tua), la scoperta dell’assertività (Coraggio e Passione), l’ambizione della rappresentanza (Una Voce per Marsala), l’auspicio unitario (Uniti per Marsala), l’urgenza della pianificazione (ProgettiAmo Marsala) e quella del cambiamento (Cambiamo Marsala). Visti i tempi che viviamo, potremmo già azzardare qualche ipotesi per l’immediato futuro: Marsala sovrana, Prima i marsalesi, Sardine lilybetane, Un Volo per Marsala (magari strizzando l’occhio ai fan di Ignazio Boschetto)…

La prevedibilità di certe liturgie, però, può essere smontata solo costruendo risposte alternative, capaci di essere sostanzialmente diverse nei programmi, nei metodi e nei linguaggi. Se dunque è vero che c’è una parte della città che, nonostante tutto, non si rassegna all’eterno ritorno all’uguale, è tempo che batta un colpo, provando a restituire alla comunità marsalese il piacere dello stupore e, soprattutto, a incidere sulle sorti presenti e future di questo territorio. Viceversa, non resta che il lamento fine a se stesso, fedele compagno di una certa idea di città in cui la rassegnazione ha da tempo superato la speranza.

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