Comincia oggi a San Vito Lo Capo la diciassettesima edizione del Cous Cous Fest. Un’esperienza partita come una sagra paesana che nel tempo è diventata uno degli eventi più importanti che si organizzano ogni anno in Sicilia e che da qualche tempo si presenta come il Festival dell’Integrazione Culturale. Tutto parte da un piatto, che nelle sue innumerevoli varianti accomuna le tradizioni gastronomiche dei paesi del Mediterraneo. E dall’intuizione, ormai assodata, che l’incontro tra paesi diversi potesse cominciare dalla cucina.
Chiaramente, nessuno si sognerebbe di dire che grazie al cous cous sono finite le guerre. Basta guardare un telegiornale per rendersi conto che purtroppo non è così. Però, continuando a investire sull’idea di partenza, a San Vito hanno dato una piccola grande lezione agli altri comuni della provinciadi Trapani. La dimensione artigianale dei primi anni ha progressivamente lasciato spazio a un’organizzazione di tutto rispetto, in cui il cous cous è ormai un pretesto per accendere i riflettori su un territorio, amplificando la sua vocazione turistica e contribuendo alla destagionalizzazione dei flussi inarrivo, tradizionalmente concentrati a luglio e agosto. Se fino a qualche anno fa, l’economia di San Vito ruotava intorno al mare, oggi possiamo dire che ruota anche attorno al Cous Cous Fest, con le degustazioni, i concerti, gli spettacoli e tutti gli altri eventi collaterali, distribuiti in periodi diversi dell’anno.
Quel che colpisce è che nessun altro comune della provincia abbia avuto la lungimiranza di portare avanti manifestazioni capaci di durare e crescere nel tempo, richiamando anche l’attenzione della stampa nazionale e la partecipazione economica di grandi sponsor privati. Ci si è provato in tanti modi, ma iniziative anche molto interessanti sono state via via sospese per scelte politiche sciagurate o per mancanza di fondi. Oggi, per le amministrazioni, investire sugli eventi è diventato difficile. Ma se solo si riuscisse a selezionare quelli su cui varrebbe davvero la pena puntare, evitando doppioni o inutili dispersioni, il piccolo miracolo di San Vito potrebbe essere in qualche modo ripetuto. Basterebbe un po’ di sana programmazione. Fattore che spesso è stato del tutto assente dalla politica locale.