Il Presepe vivente di Ciavolo ha iniziato il suo cammino nel migliore dei modi: con i numeri, ma soprattutto con gli sguardi. Dopo il debutto caratterizzato da quasi 2.000 visitatori nella giornata inaugurale di venerdì 26 dicembre 2025, la prima edizione del percorso allestito negli spazi della Parrocchia Maria SS. della Cava ha chiuso i primi tre giorni dell’anno con un dato complessivo che racconta entusiasmo e partecipazione: oltre 4.500 visitatori arrivati “da tutta la provincia e da ogni angolo della Sicilia”, come ha sottolineato il parroco don Marco Laudicina nel messaggio diffuso alla fine della terza giornata.
La risposta del pubblico, quindi, non si è limitata alla curiosità del primo giorno. Anzi, serata dopo serata, l’affluenza è cresciuta fino a registrare nell’ultima giornata del 2025 un vero boom di presenze, con oltre 2.000 persone lungo il percorso. Un risultato che premia mesi di lavoro e una macchina organizzativa che ha retto l’impatto delle grandi occasioni.
La “terra” di Ciavolo, in queste sere, si è trasformata in un luogo di incontro. Famiglie, gruppi di amici e comitive hanno scelto di vivere un Natale diverso: camminare tra le scene, fermarsi ad ascoltare, fotografare, emozionarsi. E, soprattutto, respirare quell’atmosfera che diventa ancora più intensa quando scende la sera.
Quando cala il buio, la scena cambia
Chi è passato da Ciavolo lo ha notato subito: il Presepe vivente si trasforma con il passare delle ore. L’apertura, in questi primi tre giorni, è stata dalle 16 alle 21 e molti visitatori hanno raccontato di aver percepito il momento più suggestivo tra il tardo pomeriggio e la sera, quando “inizia a fare buio” e la visita cambia ritmo, colore, emozione.
È proprio in quella fascia oraria, tra le 17 e le 19, che il percorso si carica di silenzi, luci e dettagli. Il pubblico, secondo quanto riferito dagli organizzatori, è rimasto spesso colpito dalla forza delle ambientazioni e dalla cura delle scene, con una partecipazione che non è stata solo numerica: “entusiasta” e, a tratti, “quasi emozionata”, soprattutto davanti alle ricostruzioni più intense e alla capanna della Natività.
La capanna, i mestieri e un racconto “vivo”
Il punto simbolico più fotografato resta la capanna della Natività, con Gesù, Giuseppe e Maria, il bue e l’asinello e gli angioletti. È qui che molti visitatori si soffermano più a lungo e che, in queste giornate, ha catalizzato l’attenzione di grandi e piccoli.
Ma il percorso, come già emerso nella serata inaugurale, vive anche grazie alla presenza di circa 100 personaggi distribuiti nelle varie postazioni. Figuranti in costumi d’epoca, scene di vita quotidiana e una narrazione che accompagna passo dopo passo. La sensazione, per chi visita, è quella di entrare dentro un racconto, più che assistere a una rappresentazione.
E poi c’è il cuore operativo, quello che non sempre si vede ma fa la differenza: volontari, accoglienza, ordine, logistica. Anche quando il meteo nella prima giornata aveva imposto un piccolo slittamento dell’avvio, la risposta è stata immediata e la serata è scivolata con grande partecipazione.
Degustazioni e convivialità: i sapori della tradizione
Uno degli aspetti che più ha colpito il pubblico, in questi tre giorni, è stato anche quello legato alle degustazioni. Nel percorso, infatti, la visita si completa con sapori semplici e tradizionali che hanno accompagnato l’esperienza: uova bollite, formaggio, ricotta, zabbina siciliana, lenticchie bollite, calia (ceci), pane con olio e pomodoro, pomodori secchi e vino Marsala.
Un modo concreto per unire spiritualità e convivialità, e per rendere l’evento non solo “da vedere”, ma anche da vivere. I sapori diventano parte del racconto, perché si intrecciano con le scene e con l’idea stessa di comunità.
Don Marco Laudicina: “È il nostro modo di evangelizzare”
A raccontare il senso più profondo di questi giorni è stato don Marco Laudicina, che a fine terza giornata ha condiviso parole di gioia e gratitudine: i primi tre giorni “ci hanno regalato un’emozione che porteremo a lungo nel cuore”, con 4.500 visitatori in appena tre giorni e una comunità “piccola ma grande” che oggi è in festa.
Don Marco ha sottolineato che ogni fatica ha trovato significato “negli sguardi meravigliati di chi è passato da qui” e ha definito il Presepe vivente come un modo di raccontare il Vangelo “attraverso i profumi, le scene di vita, i silenzi, la bellezza semplice e autentica che parla al cuore senza bisogno di parole”.
Nel secondo messaggio, inoltre, ha voluto ringraziare esplicitamente “le centinaia di volontari – figuranti, Gruppo Marta, Gruppo Fili di Grazia e tutti i collaboratori – per lo spirito di sacrificio e l’amore donato in questi giorni”, aggiungendo che, insieme al direttore artistico, è stato rivolto un grazie corale alla comunità e al Signore “per la grande benedizione” ricevuta.
Trikke e Due Cabaret e direzione artistica
Nel percorso di Ciavolo, accanto alla guida spirituale di don Marco Laudicina, c’è stato anche il contributo organizzativo e artistico dei Trikke e Due Cabaret – Enzo Amato Màs e Nicola Anastasi, con Nicola Anastasi nel ruolo di direttore artistico. Una sinergia che ha contribuito a dare coerenza alle scene e armonia complessiva all’esperienza, valorizzando il lavoro collettivo di tutti i figuranti e dei collaboratori.
Il calendario di gennaio 2026 e l’arrivo dei Re Magi
Dopo la pausa di fine anno, il Presepe vivente di Ciavolo tornerà ad aprire le sue porte nel 2026 nelle giornate del 3, 4, 5 e 6 gennaio, sempre con apertura dalle 16 alle 21. Il 6 gennaio è previsto l’arrivo dei Re Magi, che chiuderà il ciclo delle visite con un momento simbolico particolarmente sentito.
Gli organizzatori invitano a programmare la visita con calma, scegliendo una delle giornate in calendario e dedicando il tempo necessario a un percorso che merita attenzione e lentezza.
Per informazioni e supporto organizzativo è disponibile il numero 392 2419114.