La Corte dei Conti giorni fa ha bocciato il Governo regionale sui dissalatori e su una delle presunte soluzioni che avrebbero dovuto risolvere la crisi idrica in provincia di Trapani, Agrigento e in tutta la Sicilia. I giudici contabili, nel loro report, certificano di fatto come gli impianti siano troppo costosi e di contro producano pochissimo. Appena il 3,17% dell’acqua dissalata contribuisce al fabbisogno civile e potabile della popolazione e, una volta che i dissalatori entreranno a pieno regime, la percentuale salirà, si fa per dire, al 5,28%. I dissalatori sono da considerarsi una fonte marginale di approvvigionamento idrico emergenziale. Le opere entrano in funzione solo per brevi periodi, durante le fasi considerate più critiche, ossia quando aumenta la domanda di acqua e c’è minore disponibilità idrica, ossia in estate, mentre durante il resto dell’anno vengono mantenuti in stand-by. Secondo la Corte dei Conti gli elevati costi sostenuti e previsti per costruire e mantenere in funzionamento i dissalatori, e come di contro non sia stata raggiunta un’adeguata e chiara evidenza dell’economicità e dell’efficienza della scelta dei dissalatori, rispetto ad altre forme o modalità di ottenimento di risorsa idrica.
“Quando sollevavo dubbi sull’antieconomicità dei dissalatori e sul fatto che in Sicilia non fossero la soluzione, spesso venivo liquidata come una che dice “no a tutto”. Oggi la Corte dei conti certifica che quelle scelte del Governo Schifani non poggiavano su basi solide“, ha affermato la deputata regionale del M5S Cristina Ciminnisi commenta la relazione della Corte dei conti, sul grave deficit idrico e la criticità delle infrastrutture nel territorio siciliano, che nelle pagine dedicate ai dissalatori boccia le scelte e smonta la narrazione dell’esecutivo regionale. Nel documento, i giudici contabili evidenziano che, a fronte di oltre 100 milioni di euro spesi per la realizzazione dei dissalatori e di più di 30 milioni di euro l’anno per la gestione, l’acqua prodotta copre appena il 3,17% del fabbisogno idrico regionale, destinato a salire solo al 5,28% a regime.
“Rapportando questi dati agli elevatissimi costi sostenuti – sottolinea Ciminnisi – la Corte dei conti conclude che non è stata dimostrata l’efficienza, né l’economicità della scelta dei dissalatori, anche perché non risulta agli atti alcuna analisi costi-benefici comparata con interventi alternativi e strutturali, come l’efficientamento delle reti di distribuzione, delle dighe, dei pozzi e degli invasi esistenti. Altro che soluzione strutturale: i dissalatori sono stati usati come alibi politico per coprire anni di immobilismo – attacca Ciminnisi –. È la fotografia del fallimento del Governo Schifani”. “Non è una rivincita personale e non serve a nulla dire “l’avevo detto” – conclude Ciminnisi – ma una conferma importante: le politiche pubbliche devono basarsi sui numeri e su valutazioni serie, non sulla propaganda. Gli annunci di Schifani, invece, costano milioni di euro, ma a pagare sono sempre i cittadini siciliani“.