Una lettera, quella del farmacista Piero Pellegrino, che ripercorre la storia della sua farmacia e della città di Marsala, tra ricordi d’infanzia e riflessioni amare sul presente. Un racconto di coraggio e cambiamento, ma anche un atto d’amore verso il padre e la propria comunità:
La farmacia Pellegrino dall’inizio dello scorso secolo ha vissuto, da generazioni, la sede di via Cammareri Scurti (“a strada da Standa”, come si soleva dire un tempo), in pieno Cassaro e a due passi da piazza Loggia: fu nel 1988 che mio padre Carlo ebbe il felice intuito di trasferirsi in contrada Amabilina. Ma la scelta fu ostacolata e sconsigliata da amici e parenti, che pregarono papà di ripensarci: non si poteva lasciare il “salotto buono” della nostra città, il luogo dove pure io, piccolo farmacista in pectore, avevo vissuto la mia fanciullezza.
I quegli anni il centro città era il luogo d’incontro, la piazza era sempre a festa e da piccoli ci giocavamo pure a pallone, a nascondino, ci perdevamo con le bici imparando i nomi di tutte le stradine, mentre i nostri genitori erano tranquilli del sapere che eravamo “in giro”, come a casa nostra; lì sono nati i miei primi amori, i primi inseguimenti silenziosi alle ragazzine cui facevo la corte, lì c’era la scuola, la casa dei nonni e il mio futuro lavoro. Beh, in effetti, lasciare il centro città, il bar di Cola e Bastiano, la visita a Pezzano, le prelibatezze di Natale Gerardi, la meravigliosa Standa, era proprio un azzardo. Per cosa poi? Per trasferirsi ad Amabilina e infilarsi in quello che veniva chiamato il “ghetto”, quel quartiere malfamato e di dubbia reputazione che sicuramente non ci avrebbe fatto vivere sonni tranquilli. Ma così fu e armati di coraggio ed entusiasmo ci trasferimmo verso la grande avventura.
Sono passati ben 37 anni e credo di poter affermare -senza ombra di dubbio- che le cose sono cambiate radicalmente e mai scelta di papà Carlo, ex farmacista del salotto buono, fu così azzeccata! Se passo dalle farmacie del centro noto che quando sono di turno, sia diurno che notturno, i colleghi si chiudono dentro e dispensano i farmaci da improbabili spioncini come le monache di clausura di Erice quando offrivano le prelibate genovesi. E perchè succede questo? Perchè Marsala è diventata un ventre oscuro che inghiotte speranze e alla chiusura dei negozi le luci dei lampioni tremano come candele stanche, mentre l’asfalto respira la paura dei passi affrettati. E lì, in quella piazza dove un tempo fioriva la vita, ora si sente solo il battito sordo della rabbia, dell’impotenza, del terrore e le vetrine riflettono ombre che non cercano più un domani e illuminano scie di sangue che i cittadini al risveglio trovano ormai sempre più regolarmente, al pari di cocci di bottiglie rotte, frantumate come la nostra speranza. E l’aria sa di solitudine, mentre la città piange in silenzio, coperta dal rumore di urla di dolore e dal rumore distante delle sirene delle forze dell’ordine, musica triste, ormai refrain di notti senza pace.
E io? Beh, io mi ritrovo nella mia isola di pace, ad Amabilina, quel luogo lontano che pur se quartiere difficile mi permette di vivere il notturno in farmacia mantenendo le saracinesche alzate fino a tarda sera, per godermi il tepore di un autunno che riscalda il triste pensiero di quel che nello stesso istante sta accadendo in centro, dove guerriglia e violenza ormai regnano sovrane. Grazie, papà, per non avermi lasciato a combattere in prima linea…
Piero Pellegrino
Farmacista